«Le ho tenuto la mano fino all’ultimo respiro Samantha non soffre più»
La mamma della ragazza che da 14 mesi era in stato vegetativo
«Le tenevo la mano. Saranno state le 7.30 di sabato, ho visto che non respirava più. Ho guardato mio marito Giorgio e lui ha fatto un cenno col capo. Poi si è rivolto direttamente a Samantha: “Sei una bischera — le ha detto — hai preso la tua libertà nel giorno della festa del papà”. È stata dura. Ma almeno lei ha smesso di soffrire».
Genzianella Dal Zot ha il viso stremato da una battaglia durata 470 giorni. Tanti ne sono trascorsi da quando sua figlia Samantha D’Incà, 31 anni di Feltre (Belluno), era piombata in stato vegetativo irreversibile. Per il professor Leopold Saltuari — lo stesso luminare che ebbe in cura Michael Schumacher — il suo stato di coscienza era «al livello di un bambino di 1-2 mesi». A novembre, grazie alla caparbietà del loro avvocato Davide Fent, avevano ottenuto dal tribunale di Belluno la nomina del padre ad amministratore di sostegno col potere di prestare il consenso «all’eventuale interruzione delle terapie e dei trattamenti di mantenimento in vita, compresa la desistenza dalla nutrizione artificiale» ma solo «nell’ipotesi di un severo aggravamento». È ciò che è accaduto, sabato Samantha si è spenta: «Volevamo lasciarla andare — dice la mamma — come avrebbe chiesto lei stessa, se solo avesse potuto parlare. Perché di una cosa siamo certi: preferiva morire piuttosto che rimanere in quello stato».
Com’è andata?
«Da settimane le condizioni di Samantha stavano peggiorando: vedevo la sofferenza sul suo volto. Siamo tornati a insistere per l’avvio del percorso per il fine vita ma c’era chi, tra i medici, faceva ancora resistenza. Così nella sua stanza abbiamo appeso una maglietta con su scritto: “Non ho parole” e un biglietto in cui spiegavamo che quella sarebbe la frase che nostra figlia avrebbe gridato in faccia a chi, pur avendo la possibilità di alleviarne le sofferenze, rimaneva immobile».
Ha funzionato?
«Diciamo che il suo peggioramento era ormai innegabile. Così lunedì hanno sospeso l’alimentazione forzata, pur mantenendo l’idratazione. Giovedì si è deciso per una sedazione profonda, in modo da scongiurare il pericolo che potesse soffrire. A quel punto, mia figlia si è spenta in meno di due giorni. E ora è libera».
Adesso lei e suo marito cosa farete?
«Intanto stiamo organizzando l’addio a Samantha. Non ci sarà un funerale: io e Giorgio siamo credenti ma tutto quello che è capitato ci ha distrutti. Diciamo che siamo… arrabbiati con Dio. E allora il parroco di Feltre si limiterà a benedire la salma. Sarà cremata e spargeremo le ceneri in mare».
Genzianella è in cucina. Ovunque, foto e disegni che ricordano Samantha. Al piano di sopra, la cameretta è rimasta come a novembre 2020, quando l’ambulanza la venne a prendere e si scoprì che i gonfiori seguiti all’intervento per la frattura di una gamba, in realtà erano i segnali di una polmonite batterica. «Devo trovare le forza di andare avanti ma ancora non ce la faccio. Ci sono le sue pantofole sulle scale: quando passo l’aspirapolvere le sposto ma poi le rimetto lì».
Come immagina il futuro?
«Intanto chiederemo di verificare le responsabilità di chi non ha capito cosa le stava accadendo: nostra figlia poteva essere salvata. Per il resto, io e mio marito vogliamo che la sua morte non sia vana. Ci sono migliaia di persone in Italia ridotte come Samantha: saremo la loro voce, testimoniando l’importanza di fare testamento biologico e l’urgenza di una legge che dia a tutti la possibilità di morire dignitosamente».
Sulle scale
Qui ci sono le sue pantofole: quando passo l’aspirapolvere le sposto, ma poi le rimetto lì