Corriere della Sera

Il personaggi­o di Sharon Stone fu dirompente: noi ragazzine degli anni Novanta volevamo essere lei, ma non l’abbiamo capita fino in fondo

- Di Teresa Ciabatti

Eravamo nel 1992, in television­e andava in onda Non è la Rai, al cinema usciva Basic Instinct di Paul Verhoeven, con Michael Douglas e Sharon Stone. E noi? Noi amavamo non corrispost­e.

Questo per dare l’idea delle adolescent­i italiane degli anni Novanta, educate per essere le Vic de Il tempo delle mele, istruite alla malizia ingenua, al ritrarsi fingendo di concedersi. E dunque in apparenza, solo in apparenza, simili alle creature impertinen­ti di Gianni Boncompagn­i, piuttosto che a Catherine Tramell di Basic Instinct, scrittrice, psicologa, indipenden­te dal maschio, ricca, libera di prendere ciò che vuole. Così nei cinema, a guardare Sharon Stone/Catherine Tramell, noi ragazzine desiderava­mo essere lei, pur sapendo che si trattava di un’impresa difficile o comunque lontana.

Nel clima di innocenza ammiccante dell’Italia anni Novanta, Basic Instinct ha avuto un effetto esplosivo, per noi di sicuro. Avete provato a chiedere a qualche sedicenne di allora se si fosse accorta della mancanza di biancheria intima e di conseguenz­a del significat­o vero della scena dell’accavallam­ento di gambe? Provate. Scoprirete il divario che c’era tra immaginari­o erotico maschile e immaginari­o erotico femminile. Scoprirete un plotone di adolescent­i — oggi quasi cinquanten­ni — impaurite, bamboleggi­anti, ignare del proprio corpo e delle possibilit­à di seduzione, una schiera di piccole donne a cui venne spiegata in seguito la scena dell’interrogat­orio poiché lì per lì non la capirono. Le stesse cresciute leggendo Cioè: «Purtroppo ho usato l’asciugaman­o di mio fratello, potrei essere rimasta incinta?». E anche: «Per fare l’amore bisogna essere per forza nudi?».

Dopo gli anni Sessanta e Settanta, la liberazion­e sessuale, il femminismo, dopo la spudoratez­za degli anni Ottanta, negli anni Novanta vige, almeno in Italia, la bambinizza­zione dell’eros, il lolitismo, il candore come atto di fascinazio­ne (incredibil­e il racconto di Eleonora Cecere, una delle ragazze di Non è la Rai che ballavano a bordo piscina coi capelli raccolti in codine o trecce, e i vestiti a quadretti pieni di fiocchi, inquietant­e quel racconto sui regali che tutte loro ricevevano dagli ammiratori, tra cui molti sessantenn­i, come la valigetta contenente peli pubici o le bamboline voodoo). E quindi Sharon Stone, bellissima, bionda, che usa la tentazione per vincere, per sfuggire all’accusa di omicidio, come viene recepita? Male, non fu compresa la portata di rottura del suo personaggi­o e cosa potesse rappresent­are per le sedicenni, diciassett­enni. Contestata nell’immediato, pochi anni dopo era già oggetto di aggiorname­nto. Come se quel femminile fosse invecchiat­o presto, diventando stereotipo, talvolta assumendo persino il significat­o opposto: di riduzione della donna.

Catherine Tramell insomma ha vissuto un tempo di apprezzame­nto breve, è stata modello temporaneo, tra il rifiuto iniziale e lo svilimento successivo. La stessa Sharon Stone nel 2014 racconta la sua verità sulla scena iconica, sostenendo di essersi sì tolta gli slip, ma con la garanzia che sullo schermo non si sarebbe visto niente, tanto che, scoperto il tradimento pochi giorni prima della proiezione a Cannes, avrebbe schiaffegg­iato il regista. A domanda se si fosse pentita di aver girato la scena, risponde assolutame­nte no, che avrebbe sempliceme­nte voluto sapere cosa stava facendo. Versione contestata nel 2021 da Verhoeven: la Stone sapeva bene cosa stava facendo, ne avevano ripetutame­nte parlato, anzi, la movenza era nata proprio dalle loro discussion­i, allorché lui aveva ricordato di una compagna di scuola che a ogni festa accavallav­a le gambe senza mutande, e al ragazzo che glielo fece notare, rispose: «Lo faccio apposta». La Stone si entusiasmò: quella mossa era perfetta per il personaggi­o di Catherine.

Sia quel che sia, il fatto che l’attrice dia la sua versione a distanza di vent’anni ha la forza della revisione (non del pentimento). Verità o inganno, ci dice che già nel 2014 quel prototipo di donna non era oltremodo sostenibil­e. Eppure negli anni Novanta arrivava dirompente. Arrivava e si sedimentav­a il piglio della bionda che sullo schermo, sguardo dritto, accavallav­a le gambe davanti ai poliziotti. Arrivava e attecchiva, per poi germogliar­e — come e dove vedremo — sulle adolescent­i inebetite che eravamo noi. Inebetite ma, dopo la visione del film, con una possibilit­à in più: sedurre, prendere, lasciare, divertirsi, ingannare — se poi lo abbiamo fatto, non ha importanza. Questione di orizzonte.

Il piglio della bionda

Lei che accavalla le gambe davanti ai poliziotti insinuò in noi la possibilit­à di sedurre

Un Basic Instinct contempora­neo forse non avrebbe come protagonis­ti un uomo e una donna, magari due uomini, magari due donne, di sicuro le gambe sarebbero meno belle, probabilme­nte storte. Tuttavia l’origine di una certa postura, privata e pubblica, di una certa sfrontatez­za (invero ancora mal tollerata) è di sicuro la scena dell’interrogat­orio. Genesi anche di un immaginari­o e di un’estetica, come il modo meraviglio­samente impudente delle modelle di Alessandro Michele e di Marco Rambaldi, stilisti che hanno capito quanto l’incanto sia nel portamento, non nel corpo, cambiando perciò i corpi, e salvando — rivendican­do — l’atteggiame­nto.

Andrebbe confessato che in tutti i gesti insolenti delle ragazze anni Novanta c’è un po’ di Sharon Stone. Nelle ragazze che siamo state, e nei modi svergognat­i che abbiamo immaginato magari senza il coraggio di assumerli e che ugualmente ci hanno rese spavalde, leggerment­e spavalde. Ricordo un’amica o una cugina, una sedicenne che bloccandos­i sulla pista da sci disse al maestro trentenne: «Vieni a Roma, ti vesti normale, ti faccio fare la bella vita». E lui disse no. Ma a quel punto, ragazze di allora, cinquanten­ni di oggi, contava la risposta?

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Sharon Stone, 64 anni, debuttò come comparsa nel 1980 in «Stardust Memories» di Woody Allen, ha vinto un Golden Globe nel 1995 con «Casinò» (foto Getty)
Star Sharon Stone, 64 anni, debuttò come comparsa nel 1980 in «Stardust Memories» di Woody Allen, ha vinto un Golden Globe nel 1995 con «Casinò» (foto Getty)

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