Corriere della Sera

Pasolini, la lettera e altre omissioni

- Di Paolo Di Stefano

Si parla di censure e di cancel culture. Ma colpisce che ancora nel 2022 ne sia vittima niente meno che Pier Paolo Pasolini, cioè lo scrittore che meno di tutti avrebbe gradito (e meritato) una censura postuma, visto che ne ha subìte tante in vita. Stiamo parlando del volume delle Lettere, pubblicate di recente da Garzanti a cura di Antonella Giordano e Nico Naldini, scrittore, poeta e cugino di Pasolini scomparso nel 2020. È una seconda edizione che aggiorna i due volumi pubblicati da Einaudi, a cura del solo Naldini, nel 1986 e 1988: nella nota al testo si precisa che questa nuova edizione «riproduce» la prima arricchend­ola di 300 nuovi documenti (molti notevoliss­imi). Sull’«Avvenire» è stato però Roberto Carnero, autore di una recente monografia pasolinian­a uscita per Bompiani, a segnalare una lettera presente nel volume 1988 e adesso scomparsa. Si tratta di un dattiloscr­itto con firma autografa del settembre 1964 inviato all’amica Laura Betti: oggetto della missiva è una delle tante «liti vorticose e implacate» con la Betti a proposito di Ninetto Davoli, il giovane con cui Pasolini era legato dal 1962, quando l’aveva conosciuto sul set de La ricotta e quando Ninetto aveva solo 14 anni. In quel settembre ’64 il sedicenne si trovava alla Mostra del cinema di Venezia con Pasolini ed era bastato un ritardo di cinque minuti per scatenare la sfuriata della possessiva Betti con la conseguent­e difesa epistolare di Pier Paolo. Il sospetto, non smentito, di Carnero è che la lettera sia ora stata cassata per sottrarre Pasolini all’accusa di pedofilia: ipotesi che secondo Carnero viene confermata da un’altra ripulitura, quella che riguarda la Cronologia, se è vero che dalla vecchia (scritta da Naldini) è stata espunta l’età di Ninetto. Si dà il caso che la nuova edizione dell’epistolari­o opera altri tagli sempre (ma non solo) relativi a Ninetto, «il grande amore» di Pasolini. Da una lettera spedita a Paolo Volponi nell’agosto 1971 esclude, lasciando dei puntini tra parentesi quadre, un lungo passaggio in cui Pier Paolo si dice «quasi pazzo di dolore», incapace di «accettare l’orrenda realtà» che Ninetto abbia deciso di «stare con la sua ragazza». Ciò che gli dà la sensazione di aver «perso il senso della vita». Dunque, il lettore si trova a leggere di un Pasolini distrutto ma non ne saprà mai le ragioni (molto serie). E si potrebbe continuare con altre omissioni.

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