Traffico di bambini a Milano, indagano un prete e una poliziotta
Giallo o romanzo di denuncia sociale? Un prete che si vuole sconfessare per amore di una donna entrata all’improvviso nella sua vita tarda a mandare in curia la rinuncia ai voti. Il sacerdote vuole difendere, ancora fortificato dai «galloni» della toga, la fragile esistenza di una madre e di un bimbo. L’intreccio malavitoso si snoda tra uffici comunali e famiglie bisognose. Tresche di assistenti sociali: un funzionario lucra su bambini di bell’aspetto che diventano prede da mandare in adozione a gente facoltosa.
Richiami a vicende vere, anche se geograficamente lontane. Qui invece siamo nel cuore di Milano, l’eco è forte. Omicidi in XXII Marzo scritto da Giampiero Del Corno (Edizioni Fiera Del Libro, pagine 194, 12,90) racconta, romanzando, del malaffare che sta dietro a un delicato settore, quello degli assistenti sociali: scrivanie dove ci si dovrebbe occupare di dare sostegno ai più fragili diventano, nelle pagine, scranni criminali.
L’autore (nella vita realmente affidatario di un ragazzo italiano) ambienta le narrazioni nella città dove è nato e vive, ma i suoi sono racconti che non hanno confini. Del Corno ha già nel palmarès alcuni successi: La Stanza della gallina (BookSprint, 2013), Oltre i limiti del male (BookSprint, 2018, quest’ultimo finalista alla IX edizione del concorso Casa Sanremo Writers), Il Marchio di Artemide (BookSprint, 2019), sono tra i titoli più apprezzati.
Questa volta il protagonista è don Fernando, un sacerdote senza paura. Ma c’è anche, come nei precedenti libri, Gaia Safformenti, che da ispettore ora ricopre il grado di commissario: una donna di grandi capacità investigative. La sua esperienza e il suo intuito la guidano sempre sulla strada giusta. Al centro della vicenda c’è un bimbo, Massimiliano, e la madre Barbara: intrecci malavitosi per affidi lucrosi.
Storie tutte con lo stesso timbro criminale: tranelli capaci di strappare bambini alle famiglie. In mezzo ci sono mazzette e gente ricca che compra figli mai avuti. Come in ogni giallo, spunta il morto: la sorte tocca a Milena, l’assistente sociale di turno, inesperta e inefficiente, che per il malavitoso dirigente di settore Oliviero Piemontesi sapeva ormai troppo. Il sicario riesce ad eliminarla fingendo una rapina per strada, ma la polizia non ci casca. Le indagini vanno avanti: il commissario sa fare bene il suo lavoro.
Pagine fluide, talvolta naïf, che tengono la luce accesa sul comodino: il racconto di «verità» scottanti come fossero semplici storie di quartiere. Un merito in più.