Paure e fragilità sentimentali di una generazione insicura
La storia di Audiard sembra il diario della libertà sessuale dei giovani
Ça a débuté comme ça, è iniziato così. Per introdurre quello che si è appena visto — la visione dall’alto di un quartiere moderno e poi una coppia di giovani che hanno appena fatto l’amore — Jacques Audiard usa le parole di Celine per «aprire» Parigi, 13Arr. (sottotitolo dell’originale Les Olympiades, nome del quartiere che occupa il tredicesimo arrondissement di Parigi, costruito nel 1970, dopo le olimpiadi di Grenoble, e dove le torri portano il nome di una città sede di olimpiadi: Mexico, Atene, Osaka, Oslo…).
Poi però il rimando a Celine si ferma lì, alle prime parole di «Viaggio al termine della notte», coerenti con lo stato d’animo mutevole e sorprendente dei protagonisti ma lontano dallo spirito anche spensierato e senza rimorsi che avvicina il film alle commedie galanti di Marivaux e a quelle cinematografiche di Woody Allen e allo Steven Soderbergh di Sesso, bugie e videotape. Senza dimenticare Rohmer, perché come nei suoi film qui si parla molto. Di sesso, d’amore e di vita.
Le parole dominano fin dalla prima scena, quando Emilie (l’esordiente Lucie Zhang, sorprendente) parla nuda con Camille (Makita Samba), l’insegnante a cui affitta una stanza e con cui ha appena fatto l’amore. Lei è di origine cinese, lui africano: si parlano, si interrogano (Emilie gli fa vedere come si comporta nel call center dove lavora), si stuzzicano ma non si promettono eterno amore, perché la vita ha già insegnato ad entrambi che le delusioni sono dietro l’angolo e il sesso non è una promessa di impegno. E dire all’altro che sembra innamorato è solo un modo per esorcizzare le proprie paure.
Poi c’è Nora (Noémie Merlant, la coprotagonista di Ritratto della giovane in fiamme), una ragazza di Bordeaux venuta a Parigi per studiare (e scappare da una brutta esperienza), che una sera si presenta a una festa di studenti con una parrucca bionda e viene scambiata per una porno star popolare sul web, Amber Sweet (Jehnny Beth). Con la conseguenza delle «inevitabili», offensive ricadute social. E che per questo decide di lasciare l’università e cercare un lavoro. Che trova in una piccola agenzia immobiliare, dove incontra Camille, che ha lasciato l’insegnamento per preparare la sua specializzazione e intanto si mantiene gestendo l’agenzia di un amico.
Quattro personaggi — perché dopo essere stata scambiata per Amber, Nora la contatta sul web e tra le due donne si instaura una confidenza che forse sorprende entrambe — a cui se ne aggiunge un quinto, il quartiere delle Olympiades, non solo sfondo o quinta scenica ma vero produttore di senso. Nato come quartiere borghese, non fu apprezzato dai suoi potenziali destinatari (troppo periferico?) e le sue torri divennero meta di immigrati (specie cinesi) che oggi hanno trasformato quella zona in un concentrato di etnie diverse, «campionario» di una Francia multietnica e diversa.
Ecco che allora il film di Audiard (che ha firmato la sceneggiatura — per la prima
volta in carriera — con due donne, Céline Sciamma e Léa Mysius, ispirandosi ai graphic novel di Adrian Tomine) acquista il suo vero senso, che non è solo quello del ritratto di una generazione (verso i trent’anni) insicura nonostante le sicurezze che ostenta, ma anche lo specchio di un Paese dove una cinese può incontrare un nero senza che nessuno dei due se ne stupisca perché entrambi sono prima di tutto parigini. Così come finisce per considerarsi anche chi viene da Bordeaux e vuole lasciarsi alle spalle un ricordo che fa molto male.
E se all’inizio il film sembra il diario privo di censure della libertà sessuale che i giovani consumano senza farsi problemi e che Audiard riprende con un bianco e nero di grande ricercatezza, è quando il sesso viene messo da parte che il film trova la sua vera ragion d’essere, che è quella di svelare le fragilità sentimentali e le paure psicologiche che i corpi nudi vorrebbe nascondere, restituendoci il ritratto di una generazione più fragile di quello che è disposta ad ammettere. E di un quartiere che è il ritratto delle tante facce della Francia.
Il film è anche lo specchio di un Paese, la Francia, dove una cinese può incontrare un nero senza che nessuno dei due se ne stupisca