Mancio ci riprova e alza l’asticella «Si va in Qatar per vincere il titolo»
«A chi ha paura dico: pensa a Wembley»
FIRENZE Il primo giorno di primavera coincide con la speranza di una nuova primavera azzurra. Nel ritiro di Coverciano, scaldato dal sole, ma sferzato da un vento gelido e fastidioso, Roberto Mancini si concentra sul lavoro tattico e su quello psicologico, decidendo, come aveva fatto alla vigilia dell’Europeo, di alzare l’asticella delle ambizioni. Nessuno, allora, aveva creduto che l’Italia potesse rispettare le previsioni del suo allenatore. Adesso, invece, siamo aggrappati alle sue certezze: «Noi il Mondiale vogliamo vincerlo e per farlo dobbiamo passare da queste due partite».
Non servono troppi discorsi alla banda del Mancio, da ieri riunita al completo. Emerson Palmieri si è presentato dopo pranzo e alle 16 era già in campo per l’allenamento. Non c’è tempo da perdere. E bisogna scacciare la paura, un sentimento strisciante e comprensibile: «Siamo umani», dice il c.t. Il pericolo è che il ricordo dell’ultimo sciagurato playoff con la Svezia annebbi la mente e appesantisca le gambe della Nazionale. Sono nove gli azzurri che, a distanza di quattro anni e quattro mesi, vivranno lo stesso incubo. Il decimo, Daniele De Rossi, è nello staff dell’allenatore. Da Donnarumma, allora in panchina, a Jorginho, carta della disperazione di Ventura, un pezzo di Italia rischia di essere condizionato dal passato. Sanno cosa vuol dire Bonucci e Chiellini, Insigne e Verratti, gli amiconi Immobile e Belotti, sino a Florenzi. Mancini ha la ricetta, semplice, forse elementare, magari efficace però: «Suggerisco di pensare all’Europeo vinto». Una specie di coperta di Linus nel momento della verità. Ripartire dal passato felice per costruire un futuro altrettanto radioso: «Sono positivo perché questa squadra è fondata su basi solide, un gruppo di giocatori che dal niente ha costruito una vittoria a cui nessuno credeva». Parole che vanno dritte al cuore per superare il mare in tempesta e tenere a bada il terremoto di emozioni che attraversa la mente degli azzurri. «Ai ragazzi chiedo concentrazione e di non farsi prendere dal nervosismo per una decisione arbitrale sbagliata».
Mancini si vede con l’Italia in Qatar tra otto mesi: «Ho in testa solo lo scenario A, al B ci pensate voi». L’allenatore non prende neppure in considerazione l’idea che i campioni d’Europa possano saltare il Mondiale, il secondo di fila, e se invece qualche volta lo pensa preferisce tenere ben nascoste le cattive sensazioni. L’Italia è già concentrata sul dentro o fuori con la Macedonia e solo su quello «perché se sbagliamo la prima partita, la seconda non conta più niente» dice il c.t. Mancio ieri ha lavorato soprattutto sulla difesa «che per forza di cose sarà inedita», magari con il romanista Gianluca Mancini accanto a Bastoni. «Bonucci sta meglio, ma punta all’eventuale finale. Quanto a Chiellini dovrà essere lui a indicarmi la strada e se può giocare due partite in 5 giorni, anche se probabilmente no».
Palermo, intanto, già freme. Sono volati via in poche ore anche gli ultimi cinquemila biglietti. Giovedì sera i 31 mila del Barbera spingeranno l’Italia oltre i propri limiti e chi non è al massimo della forma, come Barella e l’altalenante Insigne, «deve metterci qualcosa di più del solito». Perché anche così si fa squadra. Una squadra che non può fallire. «Non mi preoccupo dei gufi e dei gufetti, ci sono sempre stati e sempre ci saranno. Un po’ di sfortuna ci ha costretti a questi due spareggi. Sarà una settimana di passione, ma sono ottimista: il bello arriverà a novembre». Aggrappiamoci alle certezze di Mancini. L’11 luglio 2021 non è poi così lontano.
Mancini/1
I gufi? Ci saranno sempre, non lo vedo come un grande problema. Noi siamo concentrati soltanto sulla partita del 24 marzo
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Perché Joao Pedro e non Balotelli? Lasciare un giocatore a casa dispiace. Joao Pedro può fare anche la seconda punta o l’esterno