Con Formula 1 e ciclismo il Bahrain è al centro del mondo
Grande trionfo della Ferrari. Charles Leclerc ha vinto il GP del Bahrain e interrotto il digiuno che durava da Singapore 2019. Una festa clamorosa perché al secondo posto si è piazzata l’altra rossa di Carlos Sainz, per una fantastica doppietta. Sabato, nella bellissima Milano-Sanremo, ha brillato la stella di Matej Mohoric, il corridore della Bahrain Victorious. Lo sloveno (un altro!) che non t’aspetti ha costruito il proprio trionfo nella 113ª edizione della classicissima di primavera non sull’ultima salita, bensì sull’ultima discesa, dopo avere fatto «sfogare» i due più illustri connazionali (Pogacar e Roglic), guardati a vista da Wout Van Aert e da Mathieu Van der Poel.
Cosa unisce i due eventi televisivi? Li unisce un arcipelago di 33 isole, proprio di fronte alle coste occidentali del Golfo Persico. È il Bahrain, emirato fino al 2002 e poi trasformato in regno, costituito come monarchia costituzionale. Un tempo era un crocevia importante dei commerci fra Mesopotamia e India. In lingua araba Bahrain è la forma duale del sostantivo Bahr (mare), l’etimologia del nome riporta quindi al significato di «regno dei due mari». Gli emirati non hanno atleti (ne hanno molto pochi) ma hanno molti soldi e quindi si possono permettere di comprare squadre di calcio e di ciclismo, di organizzare i GP della Formula 1, i mondiali di calcio, i mondiali di nuoto (vasca corta) e altro ancora.
I grandi eventi sportivi si stanno celebrando a Dubai, ad Abu Dhabi, a Manama, a Doha; gli atleti devono adattarsi alle condizioni climatiche e le televisioni agli spostamenti d’orario. Una prova generale l’avremo con i prossimi mondiali di calcio che si disputeranno in Qatar. Si giocherà su campi ibridi, l’erba naturale sarà rinforzata con fibre d’erba sintetica di polipropilene attaccate direttamente allo strato sabbioso del terreno. Non bastano più grandi atleti per essere al centro del mondo.