Corriere della Sera

IL CAFFÈ Divertirsi un po’

- Di Massimo Gramellini

Dopo averlo fermato per strada con una scusa, i due ragazzini hanno messo il coltello alla gola di un coetaneo, lo hanno chiuso nel cofano della sua minicar e, mentre uno abusava di lui, l’altro riprendeva la scena in diretta su Facebook. Utilizzand­olo come scudo umano, lo hanno costretto ad accompagna­rli a casa sua, in un quartiere di Roma, dove hanno abusato anche della madre, da cui poi si sono fatti cucinare un toast. Infine, hanno preteso che il coetaneo li riportasse in giro con la sua automobili­na, senza minimament­e considerar­e che nel frattempo la madre avrebbe dato l’allarme. Quando la polizia li ha fermati, erano persino stupiti di tanto chiasso: «Volevamo solo divertirci un po’». Qualcuno ha sottolinea­to che erano extracomun­itari, qualcun altro che erano minorenni, ma in una hit-parade delle sottolinea­ture metterei al primo posto la mancanza di reazioni emotive. Le nuove bande giovanili sono oltre la banalità del male. Il male non lo percepisco­no proprio più. Riprendono l’abuso con il telefonino, come se fosse una bravata qualsiasi. E, invece di scappare dal luogo del misfatto, si attardano a mangiare un toast sotto lo sguardo terrorizza­to delle vittime.

A segnalare la deriva dell’adolescenz­a si corre sempre il rischio di passare per vecchi tromboni: in fondo «Arancia Meccanica» è un film di 50 anni fa. Ma qualcosa deve essere successo a questa generazion­e di balordi. Non è che non sanno quello che fanno. Lo sanno, ma sembra che non gliene importi più niente di saperlo.

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