A Putin mancano soldati. E ora vuole prolungare la leva del 2021
Che l’Operazione militare speciale in Ucraina non vada come Vladimir Putin si aspettava lo sanno tutti, ma sulle perdite subite dall’esercito russo non c’è ancora alcuna chiarezza. Una cifra che sembrava essere uscita per errore sul quotidiano Komsomolskaya Pravda, 9.861 morti, è stata smentita ieri decisamente. Poi un redattore del giornale ha affermato che si era trattato «dell’intervento di hacker» che avevano attaccato il server del giornale. A un articolo sulla conferenza stampa del ministero della Difesa era stata aggiunta una parte fasulla nella quale si precisava il numero delle vittime. Ma allora, quante sono in realtà? Il portavoce di Putin Dmitrij Peskov si è limitato ieri a rinviare diplomaticamente i giornalisti alla Difesa. Ma lì i reporter si sono trovati davanti un muro di gomma. L’ultimo dato ufficiale risale al 2 marzo, 498 morti. Poi più nulla: sono informazioni riservate. Vista l’esperienza delle «operazioni» passate, in Afghanistan e in Cecenia, si vuole impedire che a casa si sappia dei caduti. Anche i cadaveri e i feriti vengono dirottati allo stesso scopo in parte in Bielorussia. Gli ucraini sostengono che le perdite russe sono altissime, addirittura 15 mila dall’inizio della campagna (lo stesso ha detto in Parlamento il nostro capo di Stato maggiore della Difesa Giuseppe Cavo Dragone). Gli analisti del Pentagono parlano di «almeno settemila».
In parte si tratta di ragazzi sotto le armi, mandati al fronte «per errore», almeno secondo la spiegazione data dal Cremlino quando i racconti diretti fatti da prigionieri hanno preso a circolare. Ma appare confermato che l’Esercito abbia un serio problema, nonostante sulla carta possa disporre di oltre un milione di uomini.
Così in questi giorni è venuto fuori che nelle città russe si sta tentando di reclutare immigrati dell’Asia centrale promettendo loro la concessione della cittadinanza dopo un periodo di servizio in Ucraina. Ci sono organizzazioni che sembrano operare in favore delle strutture militari ufficiali, come il sito UzMigrant. Il direttore della società che lo gestisce, Bakhrom Ismailov, in un video in uzbeko promette: «Il servizio a contratto come effettivo russo consente a chiunque di ottenere la cittadinanza in tre mesi».
Tra pochi giorni, poi, iniziano a terminare il servizio di leva 130 mila giovani arruolati l’anno scorso. Non sono certo professionisti ma hanno una buona esperienza e potrebbero essere utilizzati in massa nei combattimenti. Ci sono pressioni perché si raffermino. Se poi fosse necessario, si ricorrerebbe all’aiuto della Bielorussia di Lukashenko che sarebbe pronto a mandare i suoi.
Reclutamento degli immigrati Mosca tenta di reclutare immigrati dell’Asia centrale promettendo loro la concessione della cittadinanza dopo un periodo al fronte