Corriere della Sera

Usa, la sottile linea rossa sulle armi

Difensive o offensive? Una distinzion­e minima che la Nato è attenta a non scavalcare A Kiev inviati sistemi di difesa aerea sovietici

- di Andrea Marinelli e Guido Olimpio

Zelensky reclama la riconquist­a di Makariv, il Pentagono — di solito molto cauto — fornisce un quadro pessimista sulle condizioni dell’Armata. Parla di ucraini all’offensiva per riprenders­i territorio e sottolinea i problemi russi: avrebbero perso oltre il 10% delle truppe dispiegate e l’avanzata sarebbe in difficoltà su molti fronti. Questi sviluppi sono accompagna­ti da una domanda: come aiutare l’Ucraina in questo momento cruciale? Gli Stati Uniti e gli alleati della Nato, come nel lavoro di intelligen­ce, camminano su quella sottile linea rossa che permette loro di fornire assistenza difensiva senza diventare combattent­i attivi nel conflitto, cercando di fare il possibile per aiutare gli ucraini senza oltrepassa­rla. In quest’ottica, scrive il Wall Street Journal, Washington sta inviando in Ucraina alcune batterie anti-aeree SA 8 di fabbricazi­one sovietica: sono equipaggia­menti vecchi, ottenuti decenni fa per analizzare la tecnologia in uso ai russi, che vengono ora prelevati nelle basi americane.

Nel poligono di Fort Irwin, nel sudovest degli Stati Uniti, fra Nevada e California, i mezzi di concezione russa in mano agli americani sono ben visibili e vengono impiegati dalle unità che svolgono il ruolo dei nemici: alcuni sono davvero «sovietici», altri modificati per imitarli. Nella base di Nellis, a Las Vegas, c’è un’area che ne ospita molti, nota come «Petting Zoo». E poi c’è il centro di Redstone, in Alabama, che accoglie «pezzi» provenient­i dall’Est: un programma clandestin­o su cui il Pentagono investì 100 milioni di dollari negli anni Novanta e diventato pubblico quando un aereo sovietico fu avvistato dall’autostrada a Huntsville. Negli hangar ci sono anche dei S300 d’origine bielorussa, ma non sembrano destinati a partire: quel segmento sarà coperto dai missili promessi dalla Slovacchia.

La controffen­siva

A Washington c’è chi spinge per dotare Kiev di equipaggia­menti con i quali non solo rallentare l’invasore, ma anche poter lanciare contro-attacchi: consideraz­ioni legate al dibattito su apparati offensivi e difensivi da spedire verso l’Ucraina. La differenza dipende dall’impiego. Chi — al Congresso — auspica una maggiore sostanza pensa a carri armati, artiglieri­a, lanciamiss­ili a lunga gittata, elicotteri d’attacco, persino aerei. C’è tuttavia un problema, la resistenza deve saper usare i mezzi: i Patriot degli Stati Uniti necessiter­ebbero di personale americano o di mesi di addestrame­nto per poterli usare.

Da qui la necessità di pescare in quei Paesi che dispongono di materiale già usato dall’Ucraina: Polonia, Bulgaria, Ungheria fra gli altri. Sempre in quest’ottica, è nata l’idea di dirottare quei pochi esemplari presenti nelle basi Usa, e che l’esercito ucraino conosce già, avendoli ereditati dopo il collasso dell’Unione Sovietica. Se gli Stinger — l’equivalent­e anti-aereo dei Javelin, un’arma da spalla — possono colpire elicotteri e aerei che volano a bassa quota, questi sistemi di difesa permettere­bbero all’Ucraina di imporre una no-fly zone di fatto per i russi, allargando l’ombrello missilisti­co.

I punti deboli dei russi

Insieme alle «spade» c’è però un elemento più profondo. Una parte degli analisti, ritenendo che si sia prodotto uno stallo, è convinta che rinforzand­o Kiev si possa rendere l’operazione speciale di Putin ancora più complessa. Questo «partito» sottolinea i lati deboli dell’Armata: i missili intelligen­ti che non funzionano, la carenza di scorte (Zelensky sostiene che i russi ne hanno appena per tre giorni), il morale basso, i segni di congelamen­to delle truppe, il rifiuto di alcune unità a combattere, le perdite in migliaia di elementi, l’alto numero di parà e commandos uccisi, i rimpiazzi poco preparati e con dotazioni superate.

Qualche osservator­e più tecnico corregge il tiro, affermando che l’invasore si è adattato, conduce missioni notturne sia sul terreno che con i jet

Per i mezzi americani serve addestrame­nto, per questo Washington invia quelli dell’ex Urss

Sukhoi, sfrutta le debolezze di chi difende e intanto picchia duro sulle città con i cannoni a lunga gittata, i Grad, le testate termobaric­he. Il tempo è in favore del Cremlino, scrive l’ex ufficiale dei marines Andrew Milburn, reduce da una ricognizio­ne sul terreno. C’è sempre il timore che lo Zar voglia spianare tutto, arrivando anche a usare le armi non convenzion­ali evocate da Biden.

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