Il messaggio e una mappa «Fratello mio, qui è sepolta nostra madre»
Il nome del destinatario è Dimitry ma viene chiamato con il diminutivo di quando era bambino. «Dima, la mamma è caduta il 9 marzo, scusami per non averla salvata»
ZAPORIZHZHIA Il foglietto è arrivato stropicciato nella tasca di uno dei 40.000 sfollati usciti da Mariupol nell’ultima settimana. È scritto da un uomo, forse un ragazzo, forse un soldato che difende la città di Maria ed è indirizzato al fratello. Si legge il nome, il cognome, il numero di telefono, l’indirizzo, il numero dell’appartamento. Il destinatario del messaggio si chiama Dimitry, ma il fratello rimasto nell’assedio gli si rivolge con il diminutivo che usavano nei giochi, in famiglia, ridendo. Lo chiama Dima.
All’inizio dello scritto, con il punto esclamativo, c’è un appello a chiunque si troverà in mano quella pagina strappata da un quaderno: «Fate sapere!». «Dima, la mamma è caduta il 9 marzo». Scrive così come si trattasse di una combattente. «Veloce quasi senza accorgersene. Dopo la casa è stata distrutta, bruciata. Dima, scusami per non aver salvato la mamma! Ho seppellito la mamma nel cortile dell’asilo». Non l’asilo tal dei tali, non c’è bisogno di spiegare al fratello quale sia perché è «l’asilo», il loro asilo.
Non sappiamo quanto difficile sia stato il percorso di quell’intima processione. A Mariupol è pericoloso restare fuori dalle cantine, le bombe cadono continuamente e all’aperto il rischio di una raffica di schegge è più di un’ipotesi. Un’esplosione ogni 5 minuti. Anche meno. Bombe d’aereo, proiettili d’artiglieria navale, ordigni che esplodendo scuotono la terra, abbattono i muri. Ma il figlio ha trovato comunque la forza per quel solitario corteo funebre e il coraggio di scavare la fossa nella terra gelata. Deve aver lavorato a lungo, perché la terra, sottozero è dura.
Piace immaginare che quei passi tra le bombe con il cadavere della mamma in braccio fossero gli stessi che la donna, più giovane, percorreva ogni mattino con i suoi bimbi per mano verso l’asilo, cantando, magari. I bimbi: Dimitry e il fratello che, cresciuto, si incolpa di non essere riuscito a salvarla.
In fondo al foglio, il ragazzo, ormai uomo, traccia in modo incerto quella che vorrebbe essere una specie di mappa per permettere a chiunque di trovare la tomba della madre. Quando tutto sarà finito, perché prima o poi dovrà pur finire. Abbozza un albero, un muro, le tubature del teleriscaldamento. E poi, in fondo, l’ultima carezza di figlio per evitare che una pala faccia scempio del suo affetto: profondità due metri.
Il corpo della donna è nel cortile dell’asilo che frequentavano i suoi bambini