Corriere della Sera

«Ambiguità» e «opzione turca» Biden arriva tra falchi e colombe

Gli Usa preannunci­ano nuove sanzioni. Il capo della Casa Bianca al vertice Nato incalzato dai Paesi dell’Est (e da Blinken) che vorrebbero iniziative più incisive

- Dal nostro inviato a Bruxelles Giuseppe Sarcina

Non si può più aspettare. Gli Stati Uniti e gli alleati europei stanno moltiplica­ndo gli sforzi per reagire ai feroci bombardame­nti ordinati da Vladimir Putin. L’Occidente si muove su diversi fronti. Il consiglier­e per la Sicurezza nazionale americano, Jake Sullivan, ha comunicato che domani verrà annunciato «un altro pacchetto di sanzioni» e «un accordo transatlan­tico su gas ed energia». Ma in questa fase l’urgenza più immediata è decidere se la Nato deve alzare il livello di risposta militare. Joe Biden si presenta a Bruxelles con due indicazion­i fisse: gli Stati Uniti e l’Alleanza atlantica non invieranno soldati in Ucraina; «la compattezz­a» e la «solidariet­à» tra gli alleati sono condizioni necessarie per fiaccare Vladimir Putin.

Negli ultimi dieci giorni, però, lo scenario della guerra è cambiato. Su questo tutti i partner occidental­i sono sostanzial­mente d’accordo. I russi saranno pure in difficoltà, come fanno notare i generali del Pentagono, ma non hanno alcuna intenzione di mollare la presa. Nell’Alleanza atlantica si è formato un blocco di Paesi che preme per uno scatto di iniziativa che, di fatto, rimetta in discussion­e la «dottrina Biden». Ne fanno parte il Regno Unito, la Polonia, l’Estonia, la Lettonia, la Lituania, la Repubblica Ceca, la Slovenia, l’Olanda, la Danimarca, la Norvegia. Che cosa propongono in concreto? Ci ha risposto l’ambasciato­re polacco presso la Nato, Tomasz Szatkowski: «Noi suggeriamo di rivedere la strategia seguita fin qui. La Nato è stata troppo netta a escludere qualsiasi tipo di intervento. La situazione sta cambiando drammatica­mente. Putin non si ferma. E allora dobbiamo mandargli un segnale diverso. Direi che la nostra condotta dovrebbe fondarsi sul concetto di ”ambiguità”. Non posso andare oltre. Vorrei solo aggiungere che la Polonia naturalmen­te si adeguerà alle decisioni che maturerann­o nel vertice».

Nuova strategia

«Ambiguità» è la formula che rimbalza, stavolta in via informale, anche in altri ambienti diplomatic­i. I trenta capi di Stato e di governo, dunque, per prima cosa «riesaminer­anno la strategia», come oggi dirà il segretario della Nato, Jens Stoltenber­g, nella conferenza stampa della vigilia. Nessuno, neanche il governo di Varsavia, vuole un intervento diretto dei militari occidental­i in Ucraina. E anche la questione dell’invio dei Mig29 polacchi, dopo la bocciatura del Pentagono, è ormai archiviata. Ma il gruppo guidato da Regno Unito e Polonia chiede che nel comunicato finale la Nato mantenga aperta la possibilit­à di «una qualche forma di azione» in caso di escalation devastante. Putin potrebbe ricorrere alle armi chimiche e biologiche, se non addirittur­a alle bombe nucleari a raggio ridotto.

C’è, poi, un altro sentiero più coperto. Un diplomatic­o cita l’esempio della Turchia, più o meno con queste parole: Putin sa benissimo che i turchi stanno consegnand­o un gran numero di droni, i micidiali Tb2, all’Ucraina, eppure non ha dato ordine di attaccare il territorio turco, anzi ha mandato il suo ministro degli Esteri ad Antalya per incontrare la delegazion­e ucraina. La Turchia fa parte della Nato, perché allora non potrebbe essere un modello anche per i grandi Paesi europei? Si può continuare a trattare, ma nello stesso tempo è necessario osare di più, per esempio, cominciand­o a fornire agli uomini di Zelensky armi anche offensive, come i carri armati, l’artiglieri­a pesante. Oppure sistemi di difesa aerea che sono già dislocati negli Stati dell’ex Unione Sovietica e che gli ucraini non avrebbero difficoltà a utilizzare.

La divisione interna

E qui veniamo all’altro schieramen­to. La Germania, l’Italia e l’Ungheria, sia pure per motivi diversi, non vogliono fughe in avanti. La Francia oscilla. Probabilme­nte toccherà a Biden trovare una sintesi. Anche a Washington è in pieno sviluppo un acceso confronto. Le parti sono insolitame­nte rovesciate: il segretario di Stato, Antony Blinken, spinge per iniziative «più forti», mentre il Pentagono frena. Biden sta completand­o le ultime consultazi­oni. L’ipotesi più quotata è che, almeno per il momento, proverà a contenere i propositi più bellicosi, proponendo, però, un ulteriore rafforzame­nto del fianco est della Nato e assicurand­o più fondi alla Polonia per gestire l’emergenza profughi.

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Sul fronte orientale, a Kharkiv, i soldati ucraini si riposano qualche ora su giacigli improvvisa­ti dopo aver combattuto tutto il giorno. Nella notte tra lunedì e martedì, la città è stata bombardata. Una famiglia è stata centrata da un tank mentre si trovava in auto: c’era anche una bambina
(foto Epa) Riposo Sul fronte orientale, a Kharkiv, i soldati ucraini si riposano qualche ora su giacigli improvvisa­ti dopo aver combattuto tutto il giorno. Nella notte tra lunedì e martedì, la città è stata bombardata. Una famiglia è stata centrata da un tank mentre si trovava in auto: c’era anche una bambina

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