«Ambiguità» e «opzione turca» Biden arriva tra falchi e colombe
Gli Usa preannunciano nuove sanzioni. Il capo della Casa Bianca al vertice Nato incalzato dai Paesi dell’Est (e da Blinken) che vorrebbero iniziative più incisive
Non si può più aspettare. Gli Stati Uniti e gli alleati europei stanno moltiplicando gli sforzi per reagire ai feroci bombardamenti ordinati da Vladimir Putin. L’Occidente si muove su diversi fronti. Il consigliere per la Sicurezza nazionale americano, Jake Sullivan, ha comunicato che domani verrà annunciato «un altro pacchetto di sanzioni» e «un accordo transatlantico su gas ed energia». Ma in questa fase l’urgenza più immediata è decidere se la Nato deve alzare il livello di risposta militare. Joe Biden si presenta a Bruxelles con due indicazioni fisse: gli Stati Uniti e l’Alleanza atlantica non invieranno soldati in Ucraina; «la compattezza» e la «solidarietà» tra gli alleati sono condizioni necessarie per fiaccare Vladimir Putin.
Negli ultimi dieci giorni, però, lo scenario della guerra è cambiato. Su questo tutti i partner occidentali sono sostanzialmente d’accordo. I russi saranno pure in difficoltà, come fanno notare i generali del Pentagono, ma non hanno alcuna intenzione di mollare la presa. Nell’Alleanza atlantica si è formato un blocco di Paesi che preme per uno scatto di iniziativa che, di fatto, rimetta in discussione la «dottrina Biden». Ne fanno parte il Regno Unito, la Polonia, l’Estonia, la Lettonia, la Lituania, la Repubblica Ceca, la Slovenia, l’Olanda, la Danimarca, la Norvegia. Che cosa propongono in concreto? Ci ha risposto l’ambasciatore polacco presso la Nato, Tomasz Szatkowski: «Noi suggeriamo di rivedere la strategia seguita fin qui. La Nato è stata troppo netta a escludere qualsiasi tipo di intervento. La situazione sta cambiando drammaticamente. Putin non si ferma. E allora dobbiamo mandargli un segnale diverso. Direi che la nostra condotta dovrebbe fondarsi sul concetto di ”ambiguità”. Non posso andare oltre. Vorrei solo aggiungere che la Polonia naturalmente si adeguerà alle decisioni che matureranno nel vertice».
Nuova strategia
«Ambiguità» è la formula che rimbalza, stavolta in via informale, anche in altri ambienti diplomatici. I trenta capi di Stato e di governo, dunque, per prima cosa «riesamineranno la strategia», come oggi dirà il segretario della Nato, Jens Stoltenberg, nella conferenza stampa della vigilia. Nessuno, neanche il governo di Varsavia, vuole un intervento diretto dei militari occidentali in Ucraina. E anche la questione dell’invio dei Mig29 polacchi, dopo la bocciatura del Pentagono, è ormai archiviata. Ma il gruppo guidato da Regno Unito e Polonia chiede che nel comunicato finale la Nato mantenga aperta la possibilità di «una qualche forma di azione» in caso di escalation devastante. Putin potrebbe ricorrere alle armi chimiche e biologiche, se non addirittura alle bombe nucleari a raggio ridotto.
C’è, poi, un altro sentiero più coperto. Un diplomatico cita l’esempio della Turchia, più o meno con queste parole: Putin sa benissimo che i turchi stanno consegnando un gran numero di droni, i micidiali Tb2, all’Ucraina, eppure non ha dato ordine di attaccare il territorio turco, anzi ha mandato il suo ministro degli Esteri ad Antalya per incontrare la delegazione ucraina. La Turchia fa parte della Nato, perché allora non potrebbe essere un modello anche per i grandi Paesi europei? Si può continuare a trattare, ma nello stesso tempo è necessario osare di più, per esempio, cominciando a fornire agli uomini di Zelensky armi anche offensive, come i carri armati, l’artiglieria pesante. Oppure sistemi di difesa aerea che sono già dislocati negli Stati dell’ex Unione Sovietica e che gli ucraini non avrebbero difficoltà a utilizzare.
La divisione interna
E qui veniamo all’altro schieramento. La Germania, l’Italia e l’Ungheria, sia pure per motivi diversi, non vogliono fughe in avanti. La Francia oscilla. Probabilmente toccherà a Biden trovare una sintesi. Anche a Washington è in pieno sviluppo un acceso confronto. Le parti sono insolitamente rovesciate: il segretario di Stato, Antony Blinken, spinge per iniziative «più forti», mentre il Pentagono frena. Biden sta completando le ultime consultazioni. L’ipotesi più quotata è che, almeno per il momento, proverà a contenere i propositi più bellicosi, proponendo, però, un ulteriore rafforzamento del fianco est della Nato e assicurando più fondi alla Polonia per gestire l’emergenza profughi.