Corriere della Sera

Fisco, per le detrazioni l’ipotesi del rimborso cash

La misura nella delega al governo. Il nodo dell’allargamen­to della flat tax

- Enr. Ma.

ROMA Con la riforma del Fisco potrebbe arrivare il cashback sulle spese ammesse a detrazione: significa, per fare un esempio, che quando si compra un farmaco non bisognerà più aspettare la successiva dichiarazi­one dei redditi per scaricare il 19%, ma lo sgravio verrebbe recuperato subito, con l’accredito sul conto corrente. È uno dei sei punti sui quali c’è un accordo di massima tra la maggioranz­a e il governo circa gli emendament­i da votare al disegno di legge delega sulla riforma fiscale all’esame della Camera. Ieri il relatore di maggioranz­a, Luigi Marattin (Italia viva), i rappresent­anti della maggioranz­a in commission­e Finanze, il ministro per i Rapporti col Parlamento, Federico D’Incà, e i sottosegre­tari all’Economia, Maria Cecilia Guerra e Federico Freni, si sono riuniti per approfondi­re le questioni. Oggi ci saranno incontri bilaterali con i gruppi di maggioranz­a e domani un nuovo vertice per chiudere l’intesa sugli emendament­i, che poi sarebbero votati la prossima settimana in commission­e, spostando al 4 aprile l’approdo in Aula, inizialmen­te previsto per il 28 marzo. Marattin è fiducioso: «Abbiamo fatto passi in avanti e nelle prossime 48 ore puntiamo a chiudere l’intesa con il metodo inclusivo che stiamo seguendo». Del resto, le posizioni di partenza nella maggioranz­a erano molto distanti.

Oltre al cashback fiscale, rivendicat­o come una vittoria dai 5 Stelle, ci sono almeno altre 4 novità sulle quali l’accordo è vicino. 1) Affermare con nettezza nella delega il principio che la riforma del Fisco non dovrà comportare un aumento della pressione fiscale. 2) Sulla realizzazi­one del «sistema duale» (da una parte la tassazione dei redditi derivanti dall’impiego del capitale e dall’altra quella dei redditi da lavoro) prevedere che sui redditi da capitale si parta gradualmen­te con due aliquote, che rappresent­erebbe già una razionaliz­zazione rispetto ad ora. 3) Passaggio, per i lavoratori autonomi, alla mensilizza­zione del pagamento delle imposte superando l’attuale sistema del saldo e acconto. 4) Per non indebolire il federalism­o fiscale, prevedere che al posto del venir meno dell’Irap ci sia una comparteci­pazione al Fisco locale anche del gettito derivante dai lavoratori in regime forfettari­o (flat tax), senza aggravi di prelievo.

C’è poi un quinto punto molto importante, che riguarda proprio l’estensione della platea ammessa alla flat tax, sulla quale l’accordo è più difficile. La Lega vuole estendere il regime forfettari­o (adesso si applica fino a 65 mila euro di ricavi con l’aliquota sostitutiv­a del 15%) fino a 100 mila euro. Il governo ha detto no, perché ci sarebbe un buco di gettito. Ora si discute sull’ipotesi di un limitato aumento del tetto dei 65 mila euro (80 mila) con un’aliquota più alta (20%) oppure, fermo restando l’ingresso nel regime ordinario (Irpef e Iva), di una maxidetraz­ione, come propone il Pd. Ma il Carroccio è contrario e parla di «passo indietro».

Infine, dell’intesa dovrebbero far parte altri due punti: l’estensione dell’abolizione dell’Irap (ora limitata alle persone fisiche) alle società di persone e tra profession­isti; il rafforzame­nto del principio che va incentivat­o fiscalment­e il secondo percettore di reddito della famiglia, per favorire il lavoro delle donne. Se tutto andrà bene, il disegno di legge delega verrà approvato definitiva­mente (al Senato) entro giugno. Poi il governo dovrà approvare i decreti attuativi. Se lo farà in tempi rapidi, il cashback potrebbe partire nel 2023.

L’Irap Intesa sull’abolizione dell’Irap alle società di persone e ai profession­isti

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