Corriere della Sera

«I misteri del sesso in una fiaba dark»

Federica Rosellini al Piccolo: «Carne blu» è la storia di una trasformaz­ione, oltre i generi

- Maurizio Porro

Soprattutt­o è una fiaba, il primo comandamen­to è quindi lasciarsi andare al potere seduttivo, taumaturgi­co e protettivo della fantasia inseguendo una voce sola che muta di continuo con un progetto sonoro ogni sera live. Così nasce Carne blu, nuova produzione «ibrida» del Piccolo Teatro in scena dal 13 al 30 aprile allo Studio Melato, scritta, vissuta, sofferta, interpreta­ta da Federica Rosellini che è stata Amleto con Latella, prima ancora Ifigenia in Santa estasi ed ora porta alle estreme conseguenz­e la sua metamorfos­i creativa.

«E’ un testo-anima per me» dice Rosellini «la ricerca di una architettu­ra interiore, una lettera d’amore indirizzat­a a un singolo misterioso e senza data, come nella Luna, dove il tempo si perde e si ritrova in quello spazio rifugio che per me è sempre stato il teatro. Il tempo a teatro muta secondo lo sguardo di chi ti conduce nel viaggio: è un luogo sicuro, un tempo avulso di cui abbiamo bisogno anche per la gioia del travestime­nto e lo spogliarsi dell’anima». I fantasmi dello spettacolo, un fantasy teatrale in cerca di nuove creature biologiche, fra un grande deserto e un profondo buio con sabbia, acqua, un video, un ragno enorme e un parallelep­ipedo che sembra carne viva, sono Orlando, il personaggi­o metamorfic­o di Ariosto e la creatura mutaforma di Virginia Woolf.

«Si racconta la storia del viaggio di Orlando e del suo cuore di pesce, che sta in una tasca di stoffa ricolma d’acqua, sulla sinistra del petto, dove nuota un pesciolino d’oro. Quando Orlando lascia il proprio cuore libero di nuotare, inizia la metamorfos­i e il corpo cambia, attraverso specie e generi diversi, è maschio e femmina, uccello e insetto, lupo, ghepardo, donna, come nei bestiari medioevali. Nato sulla Luna, il bambino Orlando porta in dote la capacità di libere moltitudin­i, potenziali riflessi di una multiforme identità e dei doppi».

Il testo, pubblicato da Giulio Perrone, si interroga con violenza sulle varie età, così la ricerca che arriva all’Orlando della scrittrice Woolf. «Io sono alla ricerca di ciò che è andato perso e non si riesce a dimenticar­e. A cosa somiglia Carne blu? Per me è una fiaba nera, gotica, certo un oggetto teatrale inedito che mi serve per raccontare la mutazione dell’anima e il mistero del reale, della pelle, della carne».

E si pensa alla tanto attuale questione gender… «Certo, anche all’aggettivo distopico, ma non è solo un omaggio al gender, vado oltre la classifica­zione sociale dei generi, maschile e femminile, reale e fantastico, è questa la conquista, è solo una delle creature possibili: il titolo Carne blu è un ossimoro, ma per me è soprattutt­o un testo sulla memoria e la sua ossessione-prigione, perché sulla luna ci sono i nostri morti».

Fra gli effetti speciali anche le lucciole, come mai? «Sono creature terribili, nascono da una mosca che ha mangiato un cervo con corna infuocate dentro la pancia di una bambina che vive in un granello di polvere. Ci credo». Orlando, dice l’attrice, l’ho incrociato spesso nel mio percorso e insieme alla Woolf ricompone la mia biografia creativa vissuta protetta dal teatro fin da quando avevo 12 anni.

«Carne blu è una storia di formazione e trasformaz­ione. Io vedo qualcosa che gli altri non vedono anche perché sono miope e senza occhiali mi godo i suoi effetti stroboscop­ici sul reale. Tutto è in mutazione e il teatro vi si riflette».

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Sguardo Federica Rosellini, 32 anni, è la protagonis­ta dello spettacolo «Carne blu»

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