Corriere della Sera

Ciro l’immortale del gol

Discusso quando gioca, rimpianto quando manca Immobile è sempre la prima opzione di Mancini Ha numeri da fenomeno in serie A, la speranza è che li mantenga in azzurro

- DAL NOSTRO INVIATO

FIRENZE La via per battere la Macedonia e assicurars­i la finale dei playoff sulla strada del Qatar la indica Marco Verratti, uno dei leader della Nazionale, quello con l’ingaggio più alto (un milione e 200 mila euro al mese secondo i francesi dell’Équipe) e l’aura di centrocamp­ista moderno: «Segnare subito sarebbe l’ideale, altrimenti non bisogna farsi prendere dall’ansia di voler risolvere la questione in fretta».

Dentro una vigilia troppo breve in cui Mancini ha alternato il lavoro sul campo alle lezioni video, gli azzurri hanno capito come giocherann­o i nostri avversari: difesa bassa anche con dieci uomini dietro la linea della palla e ripartenze in velocità. L’Italia farà la partita, ma contro le squadre che si chiudono soffre sempre un po’. Servirà l’abilità degli attaccanti e il discorso torna puntuale su Immobile. La sua storia in Nazionale è curiosa: discusso quando c’è e invocato quando invece è assente, come a novembre contro Svizzera e Irlanda in cui abbiamo segnato solo un golletto con Di Lorenzo. Nella Lazio, Ciro è un cecchino puntuale e anche in azzurro è quello che ha segnato di più tra i 32 convocati, 15 reti in 54 gare (a una da Vialli e Toni), 8 nella gestione Mancini, come il gemello Belotti, ma non ha mai riempito gli occhi del c.t. I siparietti con Mancio che sgrida il suo centravant­i hanno fatto il giro del web durante gli Europei e Immobile un po’ ne soffre. Il salto da Formello a Coverciano lo condiziona. Ma nel momento del bisogno si riparte dal capocannon­iere del campionato insieme a Vlahovic (con 21 reti), il cecchino più puntuale e affidabile. Per andare al Mondiale e scacciare l’incubo di un’altra maledetta eliminazio­ne, servono i gol. E nessuno sa farli come Immobile. Negli ultimi 5 anni solo Messi e Lewandowsk­i hanno segnato di più. Ciro ne ha fatti 144 nella Lazio, come Ronal

do. Impossibil­e rinunciare al suo fiuto senza contare che alla Macedonia ha già segnato una doppietta (in trasferta) ai tempi di Ventura. Il laziale rischia di essere anche il capitano, consideran­do che Chiellini dovrebbe puntare all’eventuale finale (in difesa il ballottagg­io è tra Gianluca Mancini e Acerbi accanto a Bastoni).

Immobile era abituato a giocarsi il posto con l’amico Belotti. Ora dovrà temere soprattutt­o la concorrenz­a di Scamacca, che sarà il centravant­i del futuro e in estate il protagonis­ta del mercato. Il Gallo è un po’ defilato. Joao Pedro ha vinto il ballottagg­io con Balotelli ed è un jolly prezioso, come Raspadori. Staremo a vedere cosa succederà domani sera a Palermo se la partita non dovesse sbloccarsi. Il tridente, completato da Berardi e Insigne, promette bene: l’ala del Sassuolo è il più in forma della compagnia, il discontinu­o Lorenzo in azzurro ne ha realizzati 10. Speriamo anche nei centrocamp­isti: Barella ne ha fatti 7, Jorginho 5 su rigore, Verratti solo 3, ma porta personalit­à e coraggio: «Abbiamo il dovere di trascinare l’Italia al Mondiale. Rispetto al 2017 abbiamo un gruppo consapevol­e della propria forza, entusiasmo e un grande allenatore. Siamo padroni del nostro destino».

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Il c.t. Roberto Mancini, 57 anni, a colloquio con la squadra durante un allenament­o a Coverciano. A sinistra Ciro Immobile, 32 anni, re dei bomber in serie A con 21 gol in 25 gare (Getty Images, Afp)
Gruppo Il c.t. Roberto Mancini, 57 anni, a colloquio con la squadra durante un allenament­o a Coverciano. A sinistra Ciro Immobile, 32 anni, re dei bomber in serie A con 21 gol in 25 gare (Getty Images, Afp)

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