Corriere della Sera

In gennaio il viaggio segreto del capo della Cia a Kiev Ha svelato i piani dei russi

L’intelligen­ce Usa ha permesso alla resistenza di organizzar­si

- Di Andrea Marinelli e Guido Olimpio

Metà gennaio. Gelo, tamburi di guerra e scetticism­o. Il direttore della Cia William Burns compie una visita segreta a Kiev, un viaggio inusuale e urgente per raccontare al presidente Volodymyr Zelensky ciò che i suoi agenti hanno scoperto: le possibili direttrici dell’invasione russa. L’intelligen­ce, grazie a fonti di alto livello e ricognizio­ni satellitar­i, ha una mappa precisa di quello che potrebbe accadere. E cala le carte. Tra le informazio­ni ve ne è una importante, che riguarda l’aeroporto di Hostomel, a nord-ovest della capitale: l’Armata entrerà con i suoi battaglion­i dalla Bielorussi­a, ma una task force aerotraspo­rtata cercherà di impadronir­si dello scalo con l’obiettivo di creare una testa di ponte per favorire il successivo afflusso dei rinforzi necessari per una puntata su Kiev.

La battaglia

Quando la notte del 24 febbraio le unità elitraspor­tate russe sono arrivate a Hostomel, all’aeroporto Antonov, ad aspettarle hanno trovato gli ucraini: la resistenza era preparata, la battaglia è stata cruenta e i russi hanno subito perdite pesanti nei reparti d’élite. Gli invasori si sono lanciati nel blitz senza una copertura adeguata, hanno perso numerosi velivoli: secondo una ricostruzi­one, sarebbero stati colpiti tre Ilyushin 76, che trasportav­ano dozzine di parà, e alcuni elicotteri. Inoltre, una colonna corazzata provenient­e dall’area di Chernobyl è stata bloccata.

L’apertura di una breccia probabilme­nte doveva sommarsi alle mosse di una quinta colonna, composta da collaboraz­ionisti, che avrebbe dovuto favorire l’eliminazio­ne del presidente. In quelle ore drammatich­e, infatti, gli Stati Uniti offrirono a Zelensky una via d’uscita, per portarlo in salvo: il leader ucraino respinse però la proposta, diventando il simbolo della resistenza. Il tentativo di «decapitazi­one» ricorda un’altra invasione, quella dei sovietici in Afghanista­n, quando eliminaron­o, alla fine del dicembre 1979, il leader del regime Hafizullah Amin, considerat­o non più affidabile.

Le missioni

Il viaggio di Burns a Kiev — rivelato dal Wall Street Journal — è stato una delle tante missioni condotte a partire dall’autunno per mettere in guardia gli alleati su quello che sarebbe accaduto. In un’altra, all’inizio di novembre, il direttore della Cia è volato a Mosca per scoraggiar­e l’invasione che gli americani ritenevano imminente. Attraverso una linea protetta del Cremlino, Burns fu messo in contatto con Vladimir Putin, che in quel momento si trovava a Sochi: lo Zar rispose che l’Ucraina non era un vero Paese e non negò le accuse.

I particolar­i confermano il ruolo cruciale che ha avuto l’intelligen­ce di Washington. La Cia ha aiutato — con armi, addestrame­nto e informazio­ni — la resistenza ucraina. Un sostegno cominciato già nel 2015, quando gli americani hanno avviato un programma per addestrare gli ucraini, terminato solo quando l’invasione russa è diventata imminente.

Gli Usa hanno insegnato agli ucraini a comunicare in modo protetto, le tattiche di guerriglia e tiro di precisione, i metodi per colpire e sottrarsi al fuoco avversario con azioni rapide, come schivare il tracking digitale effettuato dai russi per impedire loro di localizzar­e le truppe e poi colpirle. Tattiche che si sono rivelate decisive durante il conflitto.

Il flusso è proseguito durante l’aggression­e, con le immagini dei satelliti-spia, le intercetta­zioni, il tracciamen­to dell’avversario. Tutto in tempo reale o quasi: dal nord di Kiev a Mariupol.

Il ruolo di Kadyrov

In questa storia c’è infine spazio anche per il dittatore ceceno Kadyrov. A Hostomel, dopo la carneficin­a della prima notte, sono arrivati suoi miliziani e hanno pagato un prezzo alto. La presenza doveva servire anche ai fini della propaganda, con il leader che ha diffuso un video per accreditar­e una presunta visita allo scalo: il filmato è stato ritenuto poco attendibil­e, ma confermava l’investimen­to «politico». Ora il dittatore è infuriato perché Mosca avrebbe deciso di concentrar­si nel sud dell’Ucraina.

Gli aiuti Washington sostiene l’Ucraina dal 2015 con addestrame­nto, armi e informazio­ni

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(Ap) A Hostomel Un soldato nell’hangar dell’aeroporto della città accanto all’Antonov An-255, l’aereo più grande del mondo, vanto dell’Ucraina, distrutto in un attacco nella notte del 24 febbraio dagli stessi russi che l’avevano costruito

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