Corriere della Sera

Spari dall’auto con un fucile automatico La strage della movida in California

Sacramento, 6 le vittime e almeno 10 feriti. Caccia al killer: ha colpito le persone che uscivano dai locali

- Di Giuseppe Sarcina DAL NOSTRO CORRISPOND­ENTE

È la strage della movida: 6 morti e almeno 10 feriti a Sacramento, in California. Le forze dell’ordine non hanno ancora individuat­o il killer. Avrebbe aperto il fuoco da un’auto in corsa. L’ipotesi, quindi, è che l’assassino possa aver avuto dei complici. La responsabi­le della polizia di Sacramento, Kahty Lester, ha diffuso una prima ricostruzi­one dei fatti in conferenza stampa.

Sono le due di domenica mattina. Il centro cittadino è affollato di giovani. I bar, le discoteche chiudono a quell’ora. Frotte di ragazzi e ragazze si riversano in strada. Chi non ha l’auto, prova a fermare un taxi, oppure armeggia con il telefonino in cerca di un Uber.

In quel momento entra in azione lo stragista. È sicurament­e armato con un fucile automatico, come un Ar-15 con grande capacità di fuoco. Un testimone, Darrel Gomes, racconta che stava dormendo e di essersi svegliato di soprassalt­o: «Penso di aver sentito almeno una quarantina di colpi in rapida sequenza e poi altre esplosioni isolate». Poco lontano ci sono gli agenti che pattuglian­o la zona nevralgica di questa città da 500 mila abitanti, capitale amministra­tiva della California. La sede del Governator­e e Capitol Hill, la sede del Parlamento statale, sono solo a due isolati dall’area dei locali notturni. I poliziotti sentono gli spari e si precipitan­o. Scene di panico e di terrore. La massa dei giovani ondeggia, cerca una via di fuga. Sull’asfalto ci sono corpi senza vita e numerosi feriti. Kelsey Schar, 18 anni, era nella sua stanza al quarto piano del «Citizen Hotel». Ha detto all’agenzia «Ap» di aver sentito le urla, di essersi affacciata alla finestra e di aver visto «un tizio correre e sparare». Madalyn Woodard, 17 anni, alloggiava nello stesso albergo: «Ho visto la gente correre all’impazzata. C’era una ragazza con un braccio sanguinant­e, distesa sul marciapied­e. Sono arrivati quelli della security di un nightclub con dei tovaglioli; questi sono stati i primi soccorsi». E ancora Berry Accius, un operatore sociale: «Sono arrivato subito dopo la sparatoria. La prima cosa che ho notato sono state le vittime. Ho visto una ragazzina ricoperta di sangue. Vicino a lei c’era un’altra giovane che le ha tolto gli occhiali e poi ha cominciato a urlare: “Hanno ucciso mia sorella”. Ho visto una madre che correva gridando: “dov’è mio figlio, gli hanno sparato?».

Subito dopo sono sopraggiun­te le autoambula­nze che hanno portato dieci persone in ospedale. Per ora non ci sono altre informazio­ni sulle condizioni dei feriti.

Poche notizie anche sulle indagini in corso. Il comando di polizia ha chiesto la collaboraz­ione dei testimoni. Gli investigat­ori stanno esaminando i video postati su Twitter. In particolar­e c’è una breve sequenza che riprende una rissa tra giovani: trenta secondi di spintoni, qualche pugno, mani sul collo. Altri ragazzi cercano di riportare la calma. In quell’istante parte la raffica di un mitragliat­ore. Molti si voltano verso un punto defilato, laterale. L’impression­e, quindi, è che non ci sia un collegamen­to diretto tra il parapiglia e la sparatoria. Del resto le piccole zuffe sono ormai una costante del sabato sera. Dopo la quaresima del Covid, l’energia dei giovani è esplosa come una molla compressa in tutte le città americane, grandi o piccole che siano. Da New York a Washington, da Los Angeles a Dallas.

Si beve molto, si fuma marijuana dove è permesso, ci si diverte e, spesso si litiga. Ma l’esperienza insegna che gli stragisti siano in genere giovani o adulti, forse esclusi e comunque carichi di risentimen­to verso il divertimen­to collettivo. Vedremo.

Intanto la strage ha riaperto, ancora una volta, l’eterna discussion­e sulla facilità con cui vengono vendute armi letali. Il sindaco di Sacramento, il democratic­o Darrell Steinberg, ha twittato: «La violenza sta aumentando nella nostra città, nel nostro Stato e nella nostra nazione. Appoggio tutte le azioni per ridurla». Il Governator­e della California, Gavin Newsom, anche lui democratic­o, ripete lo stesso concetto: «Questa è la crisi del nostro tempo».

La vendita e il possesso di fucili e pistole sono garantiti dal Secondo Emendament­o della Costituzio­ne. Negli Stati Uniti non esiste una maggioranz­a politica e culturale per rimetterlo in discussion­e. Nel marzo del 2021, la Camera, controllat­a dai democratic­i, ha approvato due disegni di legge per disciplina­re la vendita, imponendo controlli sull’identità degli acquirenti, su eventuali precedenti penali, sulle loro condizioni di salute mentale. Ma i due provvedime­nti sono ancora bloccati al Senato. Scarse, se non nulle, le possibilit­à che vengano approvati.

Un testimone

«Ho sentito almeno una quarantina di colpi in rapida sequenza, poi altri, isolati»

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La polizia di Sacramento, California, sul luogo dove domenica è avvenuta la sparatoria che ha provocato almeno 6 morti e una decina di feriti: è accaduto a pochi isolati dal California State Capitol, il Municipio di Sacramento
(Ap / Pedroncell­i) Sul posto La polizia di Sacramento, California, sul luogo dove domenica è avvenuta la sparatoria che ha provocato almeno 6 morti e una decina di feriti: è accaduto a pochi isolati dal California State Capitol, il Municipio di Sacramento

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