Spari dall’auto con un fucile automatico La strage della movida in California
Sacramento, 6 le vittime e almeno 10 feriti. Caccia al killer: ha colpito le persone che uscivano dai locali
È la strage della movida: 6 morti e almeno 10 feriti a Sacramento, in California. Le forze dell’ordine non hanno ancora individuato il killer. Avrebbe aperto il fuoco da un’auto in corsa. L’ipotesi, quindi, è che l’assassino possa aver avuto dei complici. La responsabile della polizia di Sacramento, Kahty Lester, ha diffuso una prima ricostruzione dei fatti in conferenza stampa.
Sono le due di domenica mattina. Il centro cittadino è affollato di giovani. I bar, le discoteche chiudono a quell’ora. Frotte di ragazzi e ragazze si riversano in strada. Chi non ha l’auto, prova a fermare un taxi, oppure armeggia con il telefonino in cerca di un Uber.
In quel momento entra in azione lo stragista. È sicuramente armato con un fucile automatico, come un Ar-15 con grande capacità di fuoco. Un testimone, Darrel Gomes, racconta che stava dormendo e di essersi svegliato di soprassalto: «Penso di aver sentito almeno una quarantina di colpi in rapida sequenza e poi altre esplosioni isolate». Poco lontano ci sono gli agenti che pattugliano la zona nevralgica di questa città da 500 mila abitanti, capitale amministrativa della California. La sede del Governatore e Capitol Hill, la sede del Parlamento statale, sono solo a due isolati dall’area dei locali notturni. I poliziotti sentono gli spari e si precipitano. Scene di panico e di terrore. La massa dei giovani ondeggia, cerca una via di fuga. Sull’asfalto ci sono corpi senza vita e numerosi feriti. Kelsey Schar, 18 anni, era nella sua stanza al quarto piano del «Citizen Hotel». Ha detto all’agenzia «Ap» di aver sentito le urla, di essersi affacciata alla finestra e di aver visto «un tizio correre e sparare». Madalyn Woodard, 17 anni, alloggiava nello stesso albergo: «Ho visto la gente correre all’impazzata. C’era una ragazza con un braccio sanguinante, distesa sul marciapiede. Sono arrivati quelli della security di un nightclub con dei tovaglioli; questi sono stati i primi soccorsi». E ancora Berry Accius, un operatore sociale: «Sono arrivato subito dopo la sparatoria. La prima cosa che ho notato sono state le vittime. Ho visto una ragazzina ricoperta di sangue. Vicino a lei c’era un’altra giovane che le ha tolto gli occhiali e poi ha cominciato a urlare: “Hanno ucciso mia sorella”. Ho visto una madre che correva gridando: “dov’è mio figlio, gli hanno sparato?».
Subito dopo sono sopraggiunte le autoambulanze che hanno portato dieci persone in ospedale. Per ora non ci sono altre informazioni sulle condizioni dei feriti.
Poche notizie anche sulle indagini in corso. Il comando di polizia ha chiesto la collaborazione dei testimoni. Gli investigatori stanno esaminando i video postati su Twitter. In particolare c’è una breve sequenza che riprende una rissa tra giovani: trenta secondi di spintoni, qualche pugno, mani sul collo. Altri ragazzi cercano di riportare la calma. In quell’istante parte la raffica di un mitragliatore. Molti si voltano verso un punto defilato, laterale. L’impressione, quindi, è che non ci sia un collegamento diretto tra il parapiglia e la sparatoria. Del resto le piccole zuffe sono ormai una costante del sabato sera. Dopo la quaresima del Covid, l’energia dei giovani è esplosa come una molla compressa in tutte le città americane, grandi o piccole che siano. Da New York a Washington, da Los Angeles a Dallas.
Si beve molto, si fuma marijuana dove è permesso, ci si diverte e, spesso si litiga. Ma l’esperienza insegna che gli stragisti siano in genere giovani o adulti, forse esclusi e comunque carichi di risentimento verso il divertimento collettivo. Vedremo.
Intanto la strage ha riaperto, ancora una volta, l’eterna discussione sulla facilità con cui vengono vendute armi letali. Il sindaco di Sacramento, il democratico Darrell Steinberg, ha twittato: «La violenza sta aumentando nella nostra città, nel nostro Stato e nella nostra nazione. Appoggio tutte le azioni per ridurla». Il Governatore della California, Gavin Newsom, anche lui democratico, ripete lo stesso concetto: «Questa è la crisi del nostro tempo».
La vendita e il possesso di fucili e pistole sono garantiti dal Secondo Emendamento della Costituzione. Negli Stati Uniti non esiste una maggioranza politica e culturale per rimetterlo in discussione. Nel marzo del 2021, la Camera, controllata dai democratici, ha approvato due disegni di legge per disciplinare la vendita, imponendo controlli sull’identità degli acquirenti, su eventuali precedenti penali, sulle loro condizioni di salute mentale. Ma i due provvedimenti sono ancora bloccati al Senato. Scarse, se non nulle, le possibilità che vengano approvati.
Un testimone
«Ho sentito almeno una quarantina di colpi in rapida sequenza, poi altri, isolati»