Corriere della Sera

Difese una ragazza, l’Inail risarcisce il rider sfregiato

Verona, consegnava le pizze e l’aggressore della 16enne l’ha colpito. «Ha obbedito a un dovere morale»

- Andrea Priante

Della serie: anche la burocrazia ha un’anima. L’Inail ha riconosciu­to come infortunio sul lavoro la coltellata inferta a un rider veronese intervenut­o per difendere una ragazza in balia di due bulli. Era il 17 aprile scorso e il 22enne Michele Dal Forno aveva appena consegnato delle pizze in un appartamen­to a due passi dall’Arena, quando notò una 16enne in difficoltà.

«C’erano due adolescent­i e lei sembrava spaventata — racconta — mi sono avvicinato e ho chiesto se stesse bene». Ma uno dei bulli, un minorenne albanese, lo colpì con un coltello. «La lama mi ha tagliato di netto la guancia, dal naso fin quasi all’orecchio». Uno sfregio col quale dovrà fare i conti per tutta la vita, anche se gli interventi ai quali si è sottoposto hanno cancellato quasi del tutto la cicatrice.

All’epoca, il caso innescò una catena di solidariet­à con raccolte fondi per finanziare le cure. Ora anche l’Inail ha fatto la sua parte, indennizza­ndo Michele con 30mila euro. Non era scontato perché, se da un lato il rider in quel momento era «in servizio», è pur vero che difendere una persona in difficoltà non rientrava certo tra le sue mansioni. Tecnicamen­te si definisce «infortunio da rischio elettivo», in pratica è l’azzardo che il lavoratore si assume per una iniziativa personale che non ha nulla a che fare con il suo incarico. E, salvo situazioni particolar­i, non viene coperto dall’Istituto.

«Ad esempio, di recente non è stato possibile riconoscer­e l’infortunio a un ferroviere che si era storto una caviglia attraversa­ndo i binari senza usare il sottopasso» spiega Stefania Marconi, direttrice dell’Inail di Verona, che sul caso del rider ha chiesto lumi alla sede centrale. L’ente le ha risposto con un documento che fissa quello che dovrebbe essere un principio di civiltà: «Il signor Dal Forno si è trovato nel luogo ove era sorto l’obbligo di soccorso di un terzo che appariva in condizioni di pericolo imminente» e quindi l’infortunio «deve ritenersi conseguenz­a diretta e immediata di una situazione rivolta all’adempiment­o di un dovere morale, qual è quello di prestare soccorso».

Tradotto: salvare una donna in difficoltà non può passare come una semplice opzione da giocarsi sul tavolo della vita a seconda delle situazioni e degli impegni (anche lavorativi) che si stanno affrontand­o. È un dovere. «Nonostante quella cicatrice non se la sia procurata svolgendo le mansioni di rider — spiega la direttrice — Dal Forno ha tenuto fede a un obbligo superiore. Trovo sia stata la decisione giusta: è bello sapere che la solidariet­à è un valore talmente importante da essere “protetto” anche da leggi e regolament­i del nostro Paese».

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 ?? ?? Prima e dopo Michele Dal Forno, 22 anni, prima e dopo l’intervento di chirurgia plastica cui si è sottoposto
Prima e dopo Michele Dal Forno, 22 anni, prima e dopo l’intervento di chirurgia plastica cui si è sottoposto

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