Lastrico, il sorriso come cura Le volontarie del Gratosoglio
Nel ruolo del sarcastico pm in tv: Marco Nardi per la fiction «Don Matteo». Oppure nei panni dell’innamorato sul palco di Sanremo. In un battibecco con la fidanzata a colpi di citazioni cult delle canzoni. O ancora: novello Dante nel cabaret di Zelig. Tanti volti, come dev’essere per un istrione. Ma un comune denominatore: il sorriso. Perché è questa la filosofia di Maurizio Lastrico: «Far ridere le persone, ti fa sentir bene». Ecco, il punto è proprio questo: far star bene gli altri, per sentirsi bene. Non è un gioco di parole. È cio che «in parte ti migliora la vita». Ed è il risultato di un percorso personale che parte da lontano. Genovese di nascita, attore e cabarettista quasi per tradizione familiare («Mio padre era un comico inconsapevole…»), ottiene prima il diploma da operatore turistico e poi si forma come educatore: «Aver lavorato in una coop per persone fragili mi ha insegnato il valore della condivisione».
Già, la condivisione per regalare un sorriso che costa nulla ma può essere terapeutico, «dà un’emozione e crea qualcosa di magico». E così eccolo a ricoprire un ruolo, che potrebbe diventare un nuovo neologismo da enciclopedia Treccani: «educ-attore».
A Maurizio Lastrico è dedicata la copertina del prossimo numero di Buone Notizie, il settimanale del Corriere in edicola domani come ogni martedì gratis con il quotidiano. È la storia, raccontata da Renato Franco, di un operatore turistico che lascia il certo per l’incerto, che si butta nella recitazione e scopre il calore che deriva dalla risata. Ovvero: «Fai qualcosa di concreto» sotto il profilo etico, «e ti senti accolto, amato...»: una sensazione che «crea qualcosa di magico».
Il tema della guerra è affrontato sotto la lente dell’accoglienza e della solidarietà dell’Italia. Si tratta di un piccolo «miracolo» — grazie a don Paolo e alle volontarie — nel quartiere Gratosoglio, alla periferia meridionale di Milano. Qui, a Ronchetto delle Rane, c’è la parrocchia dei Santi Pietro e Paolo: in pochi giorni è stato ripulito e riadattato uno spazio inagibile per accogliere diciotto persone in fuga dal conflitto. Tutta la comunità è stata coinvolta per mettere a punto ogni minimo dettaglio perché, viene spiegato, «il bene bisogna farlo bene».
E poi c’è la guerra vista dal fronte dell’energia, con una critica al nostro Paese: bene il gas in arrivo dagli Usa, ma sono solo tre a oggi i terminali italiani di rigassificazione, indispensabili per ricevere il gas naturale liquefatto via nave. Un errore strategico che rende l’Italia ancora più dipendente dalle forniture della Russia.