Quelle favole nere che destano clamore
C’era una volta uno studente modello, brillante, con la passione per la letteratura e la filosofia, che si innamorò perdutamente (ricambiato) di un’insegnante di francese e latino, peraltro mamma di una sua compagna di classe (e di altri due figli), di cui frequentava il corso di teatro. Lui aveva diciassette anni, lei poco più di quaranta. La scuola era il liceo gesuita «Providence» di Amiens, nel Nord della Francia. La storia, come si può immaginare, destò clamore nella campagna piccarda. L’adolescente fu spedito a Parigi, dove la passione per la prof non si spense. Anzi. Lui oggi fa il presidente della Repubblica francese e lei la Première Dame. Non è una bella favola? Oggi c’è uno studente modello di un liceo romano molto famoso per aver ospitato tra i suoi banchi Damiano dei Måneskin, che ha una relazione, pare anche consumata, ma non è importante, con la nuova preside in prova (che comunque smentisce). Lui ha 19 anni, lei quasi cinquanta. Entrano in contatto per i reciproci ruoli: il giovanotto sostituiva il rappresentante d’istituto. Dopo un po’ lui si sente a disagio, desidera chiudere la relazione o come vogliamo chiamarla e, di fronte alla delusione di lei, ne parla con altri insegnanti, con i genitori, con i compagni. Pure la loro storia, come si può immaginare, desta clamore. Sulle pareti della scuola compaiono frasi ingiuriose verso la dirigente, vengono chiamati gli ispettori per fare chiarezza su una condotta che ha chiaramente messo in cattiva luce l’immagine dell’istituto, tutti i giornali, il nostro incluso, per dovere di cronaca pubblicano nome cognome età stato civile della funzionaria (qualcuno si spinge ben oltre), che adesso rischia di perdere il ruolo o, nell’ipotesi migliore, di essere trasferita chissà dove. Tutti tutelano il maggiorenne che, spinto per certo dal dispiacere e dall’ansia, aveva preferito condividere con amici, genitori e prof le chat private con la preside di cui, precauzionalmente, aveva conservato gli screenshot. Lo so, me lo devo chiedere: cosa avrei concluso a generi inversi? Credo la stessa cosa: una relazione è sempre inopportuna quando c’è uno squilibrio di potere, come in questo caso. Ma il punto fermo, se al posto dello studente ci fosse stata una studentessa, sarebbe identico: il consenso. In assenza di reati, che al momento non risultano, questa storia resta solo una favola nera.