Corriere della Sera

Jova: «Le mie canzoni come le stagioni della moda»

I nuovi brani e le critiche ambientali­ste: «Il Beach Party riqualific­a le spiagge»

- Andrea Laffranchi

Non ha costume e infradito, ma è solo per colpa di questo pazzo aprile: «A Cortona ha pure nevicato... in uno dei miei giri in bici ho preso un freddo pazzesco». Jovanotti però ha già la testa al caldo, ai 21 concerti del Jova Beach Party in partenza il 2 luglio. «Dopo la pandemia, se fai questo lavoro ti senti chiamato in causa. La festa è sempre un elemento fondamenta­le nella comunità umana: oggi la figura dell’artista è importante. C’è bisogno di ritrovare fisicità, un rapporto con il corpo».

Come già nel 2019, lo sbarco di una macchina così complessa e di migliaia di persone sulle spiagge crea polemiche. A Marina di Ravenna, Italia Nostra ha protestato per la rimozione di 65 metri di vegetazion­e. Il Comune ha risposto che l’intervento prevede la sostituzio­ne di alcune tamerici con delle varietà autoctone. «La serietà ambientale è il nostro presuppost­o dalla prima riunione della prima edizione — commenta Lorenzo —. Per questo abbiamo coinvolto il Wwf. Da un lato siamo un cavallo di Troia per la comunicazi­one di associazio­ni ambientali­ste locali; dall’altro la nostra presenza è un accelerato­re di interventi delle amministra­zioni locali per riqualific­are e rilanciare i territori». Sono gli amici a farlo stare meglio. Con Gianni Morandi «c’è voglia di fare ancora qualcosa insieme» dopo Sanremo e Valentino Rossi si occuperà della creatività del merchandis­ing del tour «per andare oltre la classica t-shirt».

Intanto venerdì è uscito «Mediterran­eo», otto canzoni inedite (solo in digitale) che vanno ad aggiungers­i a quelle uscite a dicembre e a quelle che arriverann­o per l’estate a comporre quel progetto a geometria variabile che è il «Disco del sole»: «L’idea è presa da quella delle stagioni della moda. Se fossimo negli anni 70 “Mediterran­eo” lo chiamerei disco, assomiglia a un album più di quanto pensassi. Vorrei farne il vinile e dicendolo mi sto rimangiand­o quanto dissi a novembre sul poco senso del fare un disco».

A produrre c’è ancora Rick Rubin e le canzoni più che puntare alla hit (in radio ci è appena andata una nuova versione di «I Love You Baby» che era nell’infornata precedente) mettono al centro il ritmo, il ballo. «Sono nate dopo un periodo in cui forzatamen­te non pensavo alla musica, in una stanza in solitudine ma con l’idea contraria, quella di cercare la gente». Il «Mediterran­eo» del titolo è l’ispirazion­e: la title track mischia elettronic­a e taranta con ospite Il canzoniere grecanico salentino; «Alla salute» fa festa tra profumi balcanici e klezmer; «Corpo a corpo» con Enzo Avitabile raccoglie il vento del deserto. «Tutto scaturito dalla lettura di una raccolta di scritti di Camus e del Colosso di Marussi di Henry Miller. Ho comprato strumenti su un sito turco, un bouzoki, un saz e altro: non sempre si sentono perché sono stati l’impalcatur­a che si toglie ma che segna la costruzion­e». «Allelu» ha groove e archi avvolgenti, nel testo un mostro che non fa più paura: «Ci sono stati momenti in cui ho fatto fatica a sentire canzoni, cercavo musica non risolta perché la vita mi faceva sentire il bisogno di una prospettiv­a aperta».

La guerra è un’ombra sulla voglia di fare festa. «Rende tutto più difficile. Non invidio chi oggi al governo deve decidere se firmare un provvedime­nto per mandare armi, però questa cosa si deve fermare perché bambini e civili non possono morire così. Non lo dico con il pugno alzato o sventoland­o bandiere, ma pensando a quel mondo senza confini che i nostri figli ci raccontano».

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Assieme Lorenzo Jovanotti, 55 anni, (a sinistra) seduto vicino al produttore Rick Rubin, 59, con cui è tornato a collaborar­e

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