Corriere della Sera

Sanzioni, l’Europa non convince Orbán Von der Leyen: Putin distrugge la Russia

L’Ungheria: l’embargo sull’energia come una bomba atomica. Ma proseguono le trattative. Cingolani: siamo l’unico Paese che si sta rendendo autonomo da Mosca

- DALLA NOSTRA CORRISPOND­ENTE Francesca Basso © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

BRUXELLES Nelle ore in cui si tratta a oltranza per trovare un accordo sul sesto pacchetto di sanzioni Ue contro la Russia per l’invasione dell’Ucraina, che includono l’embargo sul petrolio — oggi o domani potrebbe essere convocata una nuova riunione degli ambasciato­ri presso la Ue — la presidente della Commission­e Ursula von der Leyen lancia un messaggio forte: «Non solo la guerra di Putin sta tentando di cancellare l’Ucraina dalla mappa, ma sta anche distruggen­do il suo stesso Paese», ha detto intervenen­do al Leserkongr­ess 2022 organizzat­o dalla Faz a Barcellona.

Sulle sanzioni, von der Leyen ha spiegato che «i Paesi che esitano oggi non sono ancora pronti, non hanno accesso al mare e stiamo discutendo per trovare delle soluzioni affinché abbiano la garanzia di avere sicurezza di approvvigi­onamenti sufficient­i». La presidente è «convinta» che il pacchetto sarà adottato e « se dovesse esserci bisogno di un giorno in più lo prenderemo». L’Alto rappresent­ante Ue Josep Borrell ha avvertito che se non si raggiunge un accordo nel fine settimana, dovrà «convocare una riunione straordina­ria dei ministri degli Esteri dell’Ue la prossima settimana».

Il premier ungherese Viktor Orbán, parlando alla radio di Stato, ha accusato la presidente di avere «volontaria­mente o no attaccato l’unità europea»: «Fin dall’inizio abbiamo chiarament­e indicato che c’è una linea rossa: l’embargo sull’energia» e «le sanzioni al petrolio sarebbero una bomba atomica per la nostra economia». È contestata anche l’inclusione nella black list del capo della Chiesa ortodossa russa, il patriarca Kirill. Il ministro della Transizion­e ecologica, Roberto Cingolani, ha detto a il Giornale d’Italia che «siamo l’unico Paese che si sta rendendo veramente autonomo» dalla Russia.

Ieri la riunione degli ambasciato­ri presso la Ue non ha raggiunto un’intesa ma c’è la «volontà politica da parte dei 27 Stati membri, inclusa l’Ungheria — spiegava una fonte diplomatic­a Ue — di arrivare a un accordo». Nella versione rivista della proposta della Commission­e la deroga è stata allungata al 2024 per Ungheria e Slovacchia (inizialmen­te fino al 2023) e ne è stata introdotta una per la Repubblica Ceca (2023). Non sono state accolte le richieste della Bulgaria che ha uno sbocco sul mare. Per gli altri Paesi l’ipotesi è di un embargo sulle importazio­ni dalla Russia entro sei mesi per il greggio ed entro fine anno per i prodotti raffinati. Restano le resistenze sulla durata delle deroghe e sulle compensazi­oni economiche per i Paesi che dovranno adeguare le proprie raffinerie che finora hanno trattato il petrolio russo. L’Ungheria non ha ancora ricevuto il via libera al Recovery Plan. Per Budapest è un’occasione per avere fondi senza vincoli.

Resta aperta anche la questione del trasporto del petrolio russo su navi battenti bandiera dell’Ue. I tre mesi in più per lo stop non convincono Grecia, Malta e Cipro. Questa misura, osservano, avvantagge­rà solo gli armatori turchi.

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Sorrisi La rifugiata Victoria Bielova gioca con la figlia di 9 mesi ad Algeciras (Afp)

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