Corriere della Sera

Salvini: incompatib­ili bonus da 200 euro e redditi di cittadinan­za

E il M5S: irrispetto­so il vertice di Draghi con Lega e FI

- Giuseppe Alberto Falci © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

ROMA Le acque restano agitate all’interno della maggioranz­a che sostiene Mario Draghi. Sembra già lontana la tregua sulla delega fiscale siglata solo giovedì. Matteo Salvini ritorna a battere i pugni. Questa volta il leader della Lega prende di mira il bonus da 200 euro previsto nel decreto Aiuti: non è giusto — attacca — che la misura sia estesa a chi percepisce il reddito di cittadinan­za. L’affondo del segretario leghista arriva in un’intervista a Radio Capital: «Noi abbiamo insistito per i bonus a famiglie e piccole imprese, perché le bollette di luce e gas sono fuori controllo, e abbiamo insistito per rinnovare lo sconto benzina, mentre chi è a casa e percepisce il reddito di cittadinan­za, per quanto mi riguarda, ha già avuto».

Salvini ne approfitta per inviare un messaggio ai partner di governo del M5S: «Il reddito di cittadinan­za dovrà essere rivisto, così è uno strumento che non funziona, crea lavoro nero e non crescita e sviluppo». E fa sapere che nel corso del faccia a faccia con il presidente del Consiglio ha proposto di reintrodur­re i voucher «perché per milioni di italiani meglio un lavoro vero e a tempo che a nero e un reddito per stare a casa».

Eppure non c’è solo la Lega a farsi sentire. Anche il M5S mugugna. Da quelle parti le truppe di Giuseppe Conte obiettano sull’incontro tra il premier e il centrodest­ra da cui è scaturita l’intesa sul catasto. «È irrispetto­sa questa modalità di lavoro», sbotta Vita Martincigl­io, capogruppo M5S in commission­e Finanze alla Camera. «Non si deve consolidar­e — insiste — la prassi per cui sui temi divisivi qualsiasi forza politica possa sentirsi legittimat­a a costruire un tavolo in maniera esclusiva con Palazzo Chigi». E che il livello di tensione resti alto lo si comprende dalle conclusion­i della stessa Martincigl­io: «Il Movimento ha fatto arrivare il disappunto al nostro capodelega­zione nel governo, il ministro Patuanelli».

A questo punto in tanti nel Palazzo si domandano se l’iter parlamenta­re della riforma fiscale possa essere o meno a rischio. «È solo il gioco delle parti, chiamasi wrestling» assicurano sorridendo in Transatlan­tico. Il ragionamen­to che si fa tra Camera e Senato è che Pd e M5S non si opporranno a una riforma, quella della delega fiscale, che hanno voluto fin dal primo momento. «Attendiamo il testo, ma non è cambiato nulla» è lo spin dei 5 Stelle. Un approccio identico a quello del Pd.

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