«Il governo è più forte Evitato il rischio di una patrimoniale»
Tajani (FI): dal centrodestra mossa di buonsenso
ROMA «Ora il governo è più forte. È un bene per tutti».
In che senso, Antonio Tajani? Voi e la Lega considerate l’accordo sul catasto come una vostra vittoria?
«No, è stata una trattativa durata qualche settimana conclusa nel modo migliore per tutti. Ha trovato ascolto una nostra proposta di buonsenso: il testo del governo era scritto in modo che in futuro qualcuno avrebbe potuto mettere nuove tasse sulla casa. Ed è vero che Draghi non aveva questa intenzione, ma se dopo di lui qualcuno invece l’avesse? Adesso, grazie a noi, emergerà il sommerso, si pagheranno tasse su quello e i Comuni potranno anche abbassare l’Imu. Un grande vantaggio per tutti».
Secondo Letta era già così ed è inutile cantare vittoria...
«Ma non cantiamo vittoria, c’era un problema di chiarezza in un testo legislativo e l’abbiamo risolto. Non vorrei pensar male, ma non è che qualcuno è deluso perché pensava in futuro a una patrimoniale? Ecco, ora non sarà più possibile. Perché per noi il concetto di casa degli italiani non è solo un investimento, ma è culturale: è il senso del nostro Paese».
Ora però tutti i partiti si sentiranno legittimati a fare battaglie identitarie.
«Ma qui il problema non sono le battaglie, è fare cose di buonsenso. Se altri le fanno, a noi va bene. Per dire, il M5S si è battuto per il Superbonus al 110% e noi siamo sempre stati a favore di questa misura, la consideriamo una posizione giusta. Se hanno proposte valide, le facciano».
Contro la crisi economica bastano le misure che sta prendendo il governo?
«Vanno nel verso giusto, ma è chiaro che se continuerà la guerra, con la crisi energetica, non basteranno. Servirà un nuovo scostamento di bilancio. E non basterà nemmeno che l’Italia si muova da sola: servono misure europee, a partire dal no a un aumento dei tassi, a una stretta al credito controproducente».
Guerra in Ucraina: Conte frena sull’invio delle armi, Salvini ha molti dubbi. Voi?
«È imprescindibile per noi un rapporto forte con gli Usa, dove fa bene Draghi ad andare, la Nato, l’Ue ed è giusto l’invio di armi perché l’Ucraina possa difendersi, purché le azioni militari non siano in territorio russo. Non va favorita l’escalation del conflitto».
Lega e FI procedono d’amore e d’accordo: che significa per il futuro?
«Nessuna fusione, nessun partito unico. Siamo alleati ma distinti. Noi, come dimostrerà anche la convention di Napoli del 20 e 21 maggio, siamo una forza ancorata e centrale del Ppe e tale restiamo. Poi facciamo battaglie comuni, su temi sui quali peraltro anche FdI concorda, come tasse e catasto».
Però di vertici ancora nemmeno l’ombra...
«Nei prossimi giorni si organizzerà il vertice, va fatto il punto sulle prossime mosse». Parlerete anche di Sicilia? «È stato trovato l’accordo su Palermo, per la presidenza della Regione si vedrà dopo. Su Musumeci restano molte resistenze sul territorio».
Ci pensate a cambiare la legge elettorale?
«Non vedo nulla di concreto e nemmeno i tempi, pur volendo noi che il governo arrivi a fine legislatura». Ma il proporzionale vi potrebbe interessare o no?
«Al momento non se ne è mai parlato. Noi siamo comunque per un sistema che permetta al centrodestra di vincere e governare».
Meloni teme che le alleanze variabili siano per molti di voi una tentazione anche per il futuro. Lo smentisce?
«Berlusconi è stato il padre del centrodestra, nessuno può darci lezioni. Se sosteniamo Draghi non è per allearci col Pd ma per salvare l’Italia in un momento drammatico. Per noi, l’Italia viene prima di FI, di un partito. Questo significa essere patrioti».
Quindi se in futuro servisse salvare l’Italia potreste sostenere un governo non di centrodestra?
«Noi vogliamo vincere e governare col centrodestra, senza ambiguità. Ma certo che lo faremmo se fosse indispensabile, come dovrebbero fare tutti davanti a emergenze eccezionali. La politica deve fare il bene del Paese, sempre».
Nuove tasse Draghi non aveva quell’intenzione ma se dopo di lui qualcuno ce l’avesse?