Il gioielliere: la famiglia è la mia migliore creazione
Leo Pizzo, cinquant’anni di preziosi. E ora il sostegno ai giovani con la startup «Mani intelligenti»
La famiglia come ispirazione, le donne di tutto il mondo come pubblico: sono questi i valori che ispirano Leo Pizzo, una delle aziende orafe italiane con un heritage più autentico. Nata nel 1971 a Valenza, il brand è una «invenzione» di Leonzio Pizzo, che ancora oggi racconta come «la famiglia è la mia migliore creazione». Eppure nel suo laboratorio orafo sono nate tante manifatture, anche grazie all’incontro con la moglie Rosaria Di Giorgio, gemmologa: un sodalizio lavorativo e privato, con l’arrivo di tre figli che oggi lavorano in azienda.
Il racconto è quello di un giovanissimo Leonzio, che dopo aver appreso il mestiere ha aperto il suo laboratorio, dal quale sono nati pezzi dallo stile classico ma ripensati in chiave contemporanea. Un scelta che ha portato a pezzi con la tecnica pavé che ha reso Leo Pizzo famoso nel mondo, con la collezione Flora e Merletti. L’evoluzione ha portato alla ricerca di linee essenziali, con collane, anelli, orecchini e bracciali ultraleggeri realizzati secondo la lavorazione a traforo, che si basa su un gioco di pieni e vuoti, dall’effetto tridimensionale. «L’uso delle pietre piccole mi ha permesso di privilegiare l’aspetto creativo rispetto a quello commerciale — racconta Pizzo —: ho potuto così creare il mio iconico fiore, che non è minimalista, ma pieno». L’utilizzo della materia prima segue scelte rigorose, con una predilezione per il diamante «che insieme all’oro rappresenta la combinazione perfetta: acquistiamo pietre lavorate naturali solo da fornitori che aderiscono al Kimberley Process Certification Scheme, un protocollo che certifica che i diamanti non provengano da conflitti». L’ingresso della tecnologia non ha messo in secondo piano l’artigianalità e il know-how dei maestri orafi, anzi, ha portato Leo Pizzo a essere un co-fondatore di «Mani Intelligenti», start-up nata dalle esigenze di un gruppo di diciotto aziende di Valenza per formare nuove generazioni di orafi.
L’uso delle pietre preziose piccole mi ha permesso di privilegiare l’aspetto creativo rispetto a quello commerciale