Classico Sartoriale Concettuale (alla maniera di Thom Browne)
New York, sfila la nuova collezione dello stilista entrato nel circuito Zegna «La cosa più importante è essere veri»
Chi è
Javits Center sull’11ma Strada: seduti al centro della vasta sala ci sono 500 orsacchiotti con i vestitini abbottonati e l’immancabile cravattino alla maniera di Thom Browne. Si apre così la sfilata spettacolo uomo e donna autunno inverno 2022 che lo stilista americano ha mandato in scena alla vigilia del Met Gala (in concomitanza con la mostra In America: An Anthology of Fashion, curata dal suo partner Andrew Bolton al Metropolitan Museum). Browne presenta la versione fedele del suo concetto di moda: «I classici dell’eleganza sartoriale resi concettuali. I toy sono l’espediente per creare qualcosa di speciale e divertente». Sintetizza così il senso dello show: «La cosa più importante è essere veri. Non è facile, ma dobbiamo ricordare a tutti che è veramente importante».
Lo scenario è New York, «un’isola di giocattoli straniati dove le persone arrivano per cercare e creare il loro sé autentico». A presiedere il «Teddy Talk» e a incitare il pubblico che delinea il perimetro è l’Orsacchiotto Presidente, il modello Rocky Harwell, cilindro altissimo, mantello sartoriale su short in grisaglia fittati, gilet e stivali a trampolo pelosi. 25 look «realistici» della sartoria di Browne e altrettanti alter ego giocattoli, con i loro vestiti espansi e stravaganti per esasperare il concetto di auto-espressione. Protagonisti sono i tessuti, spessi, importanti: i fustagni, gli incredibili check. L’autentico sé di Browne è rappresentato dall’abito di lana grigio: giacche lunghe squadrate e profilate con il tessuto a righe delle cravatte su gilet e gonne voluminose portate anche sui pantaloni con il risvolto ben sopra la caviglia. A stimolare la fantasia di Maurizio Cattelan, seduto in prima fila, è però quel lembo di camicia bianca, tocco malizioso che scende dalle gonne midi. Arrivano i modelli toys: il cappotto di tessuti patchwork impeccabile indossato sulla gonna con motivo a bolle, la giacca piena di aragoste cucite... È «fun», divertimento: enfatizza la sartorialità sullo stile fanciullesco, che ha decretato il successo del designer entrato nel circuito Zegna. «È un pezzo di America che ci siamo portati in Italia — dice il patron Gildo, arrivato con il figlio Angelo — Thom conosce il tessile, ama l’eccellenza e il ben fatto».
«Ho creato il mio business sul classico. Ho ripreso pezzi su cui lavoro dagli inizi della mia carriera, modificando le proporzioni e dopo 20 anni sono ancora belli», spiega a fine sfilata Browne. Nessuna distinzione tra modelli e modelle che oscillano su zeppe esagerate fatte di pile di cubi dell’alfabeto a comporre il logo. Significa che la moda sta diventando sempre più gender fluid? «Non penso più a questo. Creo abiti per uomini e donne». E allora che cosa è l’eleganza oggi per Thom Browne? «Confidence, non è quello che vedi». Coinciso ed efficace come al solito, indica la testa.
Maria Teresa Veneziani