Il sogno proibito di Carole Delga
«Io so che cosa voglio», scrive Carole Delga, presidente socialista dell’Occitania, nella «Lettre à la gauche» con cui ha annunciato il suo no all’accordo politico-elettorale per le legislative di giugno (è nata la Nupes, Nuova unione popolare ecologica e sociale) tra gli anticapitalisti di France Insoumise (il cui leader Jean-Luc Mélenchon ha raggiunto il 22% nel voto per l’Eliseo, mancando di poco il sorpasso su Marine Le Pen, non dimentichiamolo), ciò che resta del partito che fu di Mitterrand, i Verdi e i comunisti. Una frase a lettere maiuscole, quella della cinquantenne ex sindaca di MartresTolosane ed ex parlamentare dell’Alta Garonna (oggi presidente dell’Associazione delle regioni della Francia), preceduta da una citazione di Georges Clemenceau, lo statista della Terza Repubblica soprannominato il «Tigre»: «Bisogna sapere ciò che vogliamo. Quando lo sappiamo, bisogna avere il coraggio di dirlo; quando lo diciamo, bisogna avere il coraggio di farlo». E a lei, va detto, il coraggio non è mancato.
Che cosa «vuole» Carole Delga? Tra i molti punti della sua lettera, spicca soprattutto la fedeltà a «una Francia fiera dei suoi valori, della sua storia, del suo ruolo guida in favore della costruzione europea». In realtà, però, Mélenchon ha sempre accarezzato invece l’idea di mettere sabbia negli ingranaggi di quel motore, sostenendo l’opportunità di una «rottura concertata» dei Trattati. Questa posizione conflittuale con l’Ue, seppur con un linguaggio più morbido, trova spazio anche nel documento programmatico comune approvato in maniera tormentata dai socialisti nonostante i molti, anche autorevoli, dissensi. Altrettanto difficile sembra conciliare la politica estera di France Insoumise (il no alle armi all’Ucraina e le critiche alla Nato, solo per fare due esempi) con quella dei suoi nuovi partner. La parola, comunque, spetta agli elettori. Dopo il voto si capirà se una Nupes non totalmente egemonizzata dai più forti potrà in futuro condizionare le scelte di Emmanuel Macron. Per il momento, resta il sogno della presidente dell’Occitania: la costruzione di una forza di sinistra «generosa, seria, ambiziosa e tollerante». I tempi non sembrano
essere brevi.