LOTTA AI TUMORI L’ORA DELLA SVOLTA
Scenari Chirurgia robotica, genetica, stili di vita: alla vigilia dell’assegnazione delle borse di ricerca, il presidente della Fondazione Umberto Veronesi lancia un segnale di ottimismo VERONESI: DA 6 ANNI MOLTO IN CRESCITA I GUARITI
Nel nostro Paese ogni giorno vengono diagnosticati più di mille nuovi casi di tumore. Ma qui, alla Fondazione Umberto Veronesi, voluta 19 anni fa dal professore e oggi presieduta da suo figlio Paolo, direttore della Divisione Senologica Chirurgica dello IEO, si respira un prudente ottimismo, raro di questi tempi.
Come mai, professor Paolo Veronesi?
«I tumori continuano ad aumentare per quello che mangiamo, per come viviamo, per l’aria che respiriamo, per la mancanza di attività fisica, e perché la vita si è allungata. Nonostante ciò, negli ultimi sei anni il numero di persone guarite o che sopravvivono è cresciuto in maniera molto significativa. Mio padre, che ha dedicato tutta la sua esistenza a combattere il cancro, sperava di poter assistere alla sconfitta definitiva di questa terribile malattia. È stato troppo ottimista, però oggi la ricerca scientifica ci consente di intravvedere la luce in fondo al tunnel».
La terribile cifra che ci ha fornito mette angoscia solo a leggerla. Ci fa capire come si alimenta la speranza?
«Entro nel dettaglio. Il tumore più frequente è quello della mammella, dato particolarmente rilevante se consideriamo che colpisce metà della popolazione, poi abbiamo quelli del colon retto, dei polmoni, della prostata e della vescica. Ma i tumori sono in realtà tante malattie diverse. Alcuni sono legati a un agente infettivo, come l’Helicobacter Pylori, colpevole di molti tumori dello stomaco, che si può rimuovere con una terapia appropriata. Quelli del fegato sono spesso legati all’epatite C: eradicato il virus grazie alle nuove terapie, sono destinati a sparire. Dove non conosciamo le cause, possiamo intervenire sui fattori di rischio modificando gli stili di vita, soprattutto alimentari, per abbattere di oltre un terzo il rischio di ammalarsi. Quelli del polmone sono scesi del 15% negli uomini grazie alle campagne contro il fumo, ma aumentati del 5% nelle donne che hanno contratto abitudini sbagliate. In altri casi la ricerca ha fatto passi da gigante individuando terapie innovative come quelle a bersaglio molecolare, che consentono di intervenire direttamente sulle cellule malate e non più in modo diffuso. Altri farmaci riescono a smascherare il tumore e a stimolare il sistema immunitario ad agire…».
E la genetica?
«Ci stavo arrivando. Alcune persone hanno predisposizioni genetiche a sviluppare certi tumori. Sapendolo prima si può intervenire con esami mirati, fino a decidere una chirurgia preventiva, come nel caso di Angelina Jolie che ha avuto mamma e nonna decedute per tumore della mammella. Si studia anche la possibilità di una diagnosi precoce attraverso la biopsia liquida, un semplice prelievo di sangue, partendo dal presupposto che tutti i tumori rilasciano in circolo qualche sostanza, anche in quantità infinitesimale, che oggi possiamo identificare».
La chirurgia è meno praticata?
«Possiamo intervenire in maniera molto meno invasiva che nel passato. La robotica consente di agire nelle cavità addominale e toracica con sonde guidate da un chirurgo che opera attraverso una consolle. I movimenti sono dieci volte più precisi e la visione tridimensionale consente di tenere sotto controllo tutto il campo operatorio. La chirurgia robotica è diventata lo standard per il tumore alla prostata, che prima causava spesso l’impotenza e oggi, rispettando i nervi, salva la funzione sessuale».
Cosa accade quando i vostri ricercatori fanno nuove scoperte?
«Diventano patrimonio di tutti. Fondazione Veronesi promuove la ricerca e si preoccupa di divulgarla. Fino a oggi abbiamo finanziato 2.033 ricercatori e numerosi progetti di ricerca. Disponiamo di un sistema di valutazione che consente di misurare l’impatto delle ricerche sulla comunità scientifica: i risultati sono superiori alla media e sono rilevanti le applicazioni cliniche. Chiediamo loro, poi, di andare nelle scuole sia per campagne di educazione sia per stimolare l’amore per la ricerca. C’è ragione di essere ottimisti. Almeno sul lavoro degli scienziati. È solo questione di tempo… e di fondi destinati alla ricerca».
Il desiderio
Mio padre, che ha speso tutta la vita a combattere il cancro, sperava di vedere la sua sconfitta
Le innovazioni
Passi enormi con terapie a bersaglio molecolare, presto diagnosi precoci con una biopsia liquida