Ti aspetti il Monza invece salgono in A Lecce e Cremonese Braida beffa Galliani
Brianzoli k.o, ancora una chance con i playoff
Il sogno del Monza si infrange al minuto 85 quando il terzino del Perugia Ferrarini batte Di Gregorio e porta in vantaggio la squadra umbra. Game over. Cala il sipario sulle ambizioni del club di Silvio Berlusconi di approdare alla promozione diretta in Serie A, un obiettivo inseguito sin dal settembre del 2018 quando sotto la spinta dell’amico Galliani rilevò il club.
La beffa è che, oltre al Lecce, in Serie A ci andrà un dirigente che con Silvio&Adriano ha costruito un marchio vincente nel mondo. «Io e Galliani abbiamo vissuto insieme in simbiosi per 35 anni come due fidanzati» ha raccontato nei giorni scorsi Ariedo Braida, ds del Diavolo negli anni d’oro e ora consulente della Cremonese. La squadra del presidente Arvedi torna in A dopo 26 anni grazie al 2-1 ottenuto sul campo del Como. Il Monza si deve accontentare di partecipare alla roulette russa dei playoff da quarto in classifica.
Chissà se Silvio ieri mattina ha avuto un cattivo presagio e perciò ha annullato la trasferta a Perugia che aveva pianificato nei minimi dettagli: atterraggio con volo privato, visita in hotel per spronare i giocatori in ritiro, giro nel centro della città prima di recarsi allo stadio dove avrebbe incontrato anche il sindaco Andrea Romizi di Forza Italia. La scaramanzia alla fine lo ha fatto desistere: così, dopo aver sondato gli umori della squadra al telefono con Stroppa, ha sofferto davanti alla tv, ad Arcore, in compagnia della fidanzata Marta. La delusione per la promozione sfumata si è mescolata con l’amarezza per l’atteggiamento avuto in campo dai giocatori, apparsi un po’ rinunciatari e non ferocemente determinati a inseguire l’obiettivo della vittoria. Paolo, presidente del Monza, ha rappresentato la famiglia Berlusconi mentre Danilo Pellegrino, ad di Fininvest, era l’esponente della holding proprietaria del club.
Il grande protagonista in tribuna è stato Adriano Galliani che da queste parti aveva conquistato ventitrè anni fa, con un Milan avaro di campioni, uno scudetto al fotofinish. L’età lo ha reso prudente o semplicemente l’esperienza in terapia intensiva a causa del Covid, ha contribuito a ristabilire le gerarchie dei valori: laddove nel 1999 si lasciava andare a un campionario di tarantolate esultanze diventate virali, ieri ha fornito un collage di espressioni perplesse.
Teso, accigliato, nervoso quando nel primo tempo Gykjaer ha sbagliato gol e pure quando il portiere Di Gregorio ha salvato il risultato su Curado. Chissà se in quell’istante ha ricordato la maledizione che accompagna il Monza, mai riuscito nemmeno nei ruggenti anni Settanta, a conquistare la A. «Io che sono nato nel vecchio ospedale del San Gerardo e frequentavo l’oratorio del Carrobiolo non posso nascondere una grande amarezza. Quasi tutte le città della Lombardia sono state in A: oltre alle milanesi, a Bergamo e Brescia, anche Mantova, Como, Lecco, Varese, Legnano e Busto Arsizio. Perché noi no?». Vatti a fidare degli amici.