E adesso deve domare l’«odiata» crono
Mathieu Van der Poel passa dalla bici da strada a quella da cross alla mountain bike con disinvoltura e bravura imbarazzanti per tutti i suoi colleghi. Ma di fronte a quella da cronometro — che mortifica la sua creatività agonistica costringendolo a piegarsi sul manubrio a pestare sui pedali — storce da sempre il naso. Oggi però dovrà domarla per difendere i 14” di vantaggio in classifica generale su un pugno di ottimi specialisti e tenere la maglia rosa fino alle pendici dell’Etna, il miglior obbiettivo possibile prima di trasformarsi in cacciatore di tappe. «Non sarà facile — spiega — ma ricordatevi cos’ho combinato all’ultimo Tour de France». Riavvolgiamo il nastro: conquistata la maglia gialla il primo giorno in Bretagna, Mathieu la difese alla grande nel quinto, sulle sponde della Loira, contro i super specialisti Pogacar e Van Aert, crollando per la fatica dopo il traguardo. Oggi potrebbe ripetersi lungo nove chilometri difficili da interpretare e quindi adatti a un cronoman impuro come lui: i primi sette piatti ma farciti di curve a gomito nel cuore di Pest, gli ultimi due in salita (un «muro» di quelli che lui ama nelle natie Fiandre) a scalare il castello di Buda, con inserito un breve tratto in pavé per rimescolare un po’ le carte. Chi potrebbe strappargliela?
Il grande indiziato è uno solo: il suo connazionale Tom Dumoulin, vice campione olimpico di specialità, che sullo scomodissimo trespolo da crono ci sta come noi sul divano, davanti alla tv. Mathieu non corre una cronometro dai tempi del Tour. «Che bici userò? Quella vecchia. Test in galleria del vento? Per carità...».
Possibili guastafeste, almeno per il successo di tappa? Due italiani, Edoardo Affini e Matteo Sobrero, il portoghese Almeida che lotta ancora per il podio, un terzo olandese, Jos Van Emden.