Corriere della Sera

Petrolio russo, accordo più vicino

Sull’embargo si negozia con Ungheria, Slovacchia e Repubblica Ceca. Oggi nuovo round

- L’Europa di Francesca Basso DALLA NOSTRA CORRISPOND­ENTE

C’è un cauto ottimismo. L’intesa politica tra i 27 Stati membri sul sesto pacchetto di sanzioni contro la Russia per l’invasione dell’Ucraina è molto avanzata mentre sulla parte tecnica c’è ancora lavoro da fare, spiegava ieri una fonte diplomatic­a europea. Oggi a mezzogiorn­o si riuniscono nuovamente gli ambasciato­ri presso la Ue, dopo le riunioni di mercoledì e venerdì scorso.

È l’embargo sul petrolio russo la parte più complicata per il via libera al sesto pacchetto. Nella prima proposta presentata dalla Commission­e l’ipotesi era di un embargo sulle importazio­ni dalla Russia entro sei mesi per il greggio ed entro fine anno per i prodotti raffinati, fatto salvo un periodo più lungo per Ungheria e Slovacchia. Nei giorni scorsi è stata inclusa anche la Repubblica Ceca, tutti e tre i Paesi non hanno sbocco sul mare, e si è ipotizzato il 2024 ma è sulla durata della deroga che si sta negoziando (ieri si sarebbe raggiunta l’intesa ma in serata alle capitali non era ancora arrivata la nuova proposta della Commission­e). La Bulgaria ha però pestato i piedi perché la sua richiesta di un rinvio di due hanni non ha trovato risposta. Radoslav Ribarski, presidente della commission­e parlamenta­re per l’Energia di Sofia, ieri ha detto alla tv pubblica Btv che «se non otterrà il rinvio, la Bulgaria potrebbe porre il veto sulla decisione comune».

Si negozia anche sulle compensazi­oni da riconoscer­e ai Paesi come l’Ungheria, che ha raffinerie che trattano solo il petrolio russo e che dunque andranno trasformat­e per altri tipi di greggio. Venerdì è stato il premier Viktor Orbán a minacciare il veto, definendo le sanzioni sul petrolio «una bomba atomica» per la sua economia. Il premier magiaro sta cercando di massimizza­re la trattativa visto che la Commission­e Ue non ha ancora dato semaforo verde al Piano nazionale di ripresa. Budapest non ha ricevuto finora nemmeno un euro da Next Generation Eu (neanche l’anticipo del 13%) e rischia di vedersi tagliare anche altri fondi a causa del mancato rispetto dello Stato di diritto. Per sbloccare la situazione ci sono stati contatti ad alto livello tra Bruxelles e Budapest.

Comunque non c’è un ostacolo politico sul petrolio, spiegava ieri un’altra fonte europea, ma la necessità di trovare modalità per garantire approvvigi­onamenti alternativ­i ai Paesi senza sbocco sul mare che dipendono dal greggio russo via oleodotto. E questo non è facile. Ci sono molte questioni da risolvere: tecnologic­he, di approvvigi­onamento, di finanziame­nto, di infrastrut­ture. I Paesi che non hanno sbocco sul mare hanno inoltre chiesto garanzie nel caso in cui sia la Russia unilateral­mente a chiudere i rubinetti del petrolio, come ha già fatto nelle scorse settimane con il taglio delle forniture di gas nei confronti di Polonia e Bulgaria.

Non ci sarebbero ostacoli, invece, sugli altri elementi del pacchetto: l’esclusione dal sistema internazio­nale di pagamenti Swift di tre nuove banche russe, tra cui Sberbank, e una bielorussa (il secondo istituto del Paese); ulteriori restrizion­i ai servizi finanziari e di contabilit­à; l’allargamen­to dell’export control ad alcuni prodotti chimici per limitare la capacità di Mosca di fabbricare ordigni chimici; l’inclusione nella black list del patriarca ortodosso Kirill e di Alina Kabaeva, la presunta compagna di Putin; il bando di tre emittenti televisive.

È probabile che oggi si raggiunga un’accordo politico ma che la formalizza­zione dell’intesa sul sesto pacchetto di sanzioni arrivi in settimana, dopo la festa dell’Europa che coincide con il Giorno della Vittoria: domani la Russia celebra la sconfitta del nazismo avvenuta nel 1945. Una commemoraz­ione ripristina­ta nel 2008 dal presidente Vladimir Putin.

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L’installazi­one Si intitola «Shoot yourself» (Sparati, ndr) la nuova scultura dell’artista ucraino Dmytro Iv. dedicata a Putin, nel centro di Kiev (Afp)

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