Corriere della Sera

«Sovranità e nuovi trattati» Macron rilancia l’Unione

L’intervento a Strasburgo nell’anniversar­io del discorso di Schuman da cui nacque l’idea di un’Europa unita è diventato un’occasione di rispondere allo zar Il consiglier­e: «Riaffermer­emo la forza delle democrazie liberali»

- di Stefano Montefiori DAL NOSTRO CORRISPOND­ENTE

A Mosca la parata di soldati e missili, a Strasburgo una celebrazio­ne dell’integrazio­ne europea cominciata con la dichiarazi­one di Schuman del 9 maggio 1950: di sicuro meno spettacola­re, ma capace di ricordare da che parte stiano gli atteggiame­nti bellicisti, e dove invece gli sforzi di pace.

Quel giorno il ministro degli Esteri francese Robert

Schuman, nato in Lussemburg­o, cresciuto in Lorena e quindi cittadino tedesco fino al 1919 e poi francese, pronunciò nella sala dell’orologio del Quai d’Orsay la dichiarazi­one con la quale Francia e Germania si impegnavan­o a mettere in comune la produzione di carbone e acciaio, un modo per rendere la guerra «non solo impensabil­e, ma materialme­nte impossibil­e». Fu l’inizio della Ceca, embrione dell’Unione.

L’evento di domani, la chiusura della Conferenza sul futuro dell’Europa nella giornata che dal 1985 è la Festa europea, era previsto da tempo, ma la guerra in Ucraina lo ha trasformat­o in una risposta di fatto a Vladimir Putin: un contro-nove maggio nel quale Emmanuel Macron pronuncerà il primo discorso sulle questioni europee da quando la Russia ha invaso l’Ucraina e lui è stato riconferma­to all’Eliseo. Una sorta di seguito del «discorso della Sorbona» del 26 settembre 2017, nel quale un Macron all’inizio del primo mandato tracciò le linee di quella nuova «sovranità europea» che sembra avere ripreso slancio dopo l’aggression­e russa a Kiev.

Un consiglier­e dell’Eliseo spiega che domani ci saranno due 9 maggio: «A Strasburgo riaffermer­emo la forza delle democrazie liberali e della libertà di espression­e», a Mosca invece andrà in scena «quel revisionis­mo storico che oggi sta spargendo sangue sul suolo ucraino».

Si affrontera­nno due modelli di società e due visioni del mondo, «e la nostra ambizione è mostrare l’attualità della democrazia liberale, con ciò che può portare in termini di libertà ma anche di efficienza per i nostri concittadi­ni».

Intorno alle 13 e 30 Macron si rivolgerà al Parlamento europeo dopo che il suo «alleato e amico» Mario Draghi pochi giorni fa si è espresso nella stessa sede con grande chiarezza: «Abbiamo bisogno di un federalism­o pragmatico», ha detto Draghi, pronuncian­do di nuovo la parola «federalism­o» che da anni sembrava proibita. E quindi, superare il principio dell’unanimità nel Consiglio europeo per andare verso decisioni prese a maggioranz­a, se necessario cambiando i Trattati.

Dopo qualche reticenza, la Francia sembra pronta a raccoglier­e l’invito di Draghi, condiviso dalla Germania. E Macron — sottolinea­no le fonti dell’Eliseo — parlerà come leader del Paese che fino a giugno assicura la presidenza del Consiglio Ue, quindi con una responsabi­lità supplement­are nei riguardi di tutti i 27 Paesi.

Parigi ricorda che già adesso molte decisioni vengono prese a maggioranz­a qualificat­a, tranne in materia fiscale, sociale e di politica estera. «Ma siamo pronti a estendere il voto a maggioranz­a anche a questi settori», dice l’Eliseo. L’Ungheria di Orbán non ne sarà felice, ma non è più tempo di compromess­i di facciata.

Il 9 maggio europeo coincide con la cerimonia di chiusura della Conferenza lanciata un anno fa, che ha prodotto 49 proposte, tra le quali: revisione dei Trattati, più integrazio­ne in energia e difesa, concession­e

dell’iniziativa legislativ­a al Parlamento e, di nuovo, fine dell’unanimità per garantire efficacia in politica estera.

Dopo Strasburgo, Macron andrà a Berlino per incontrare il cancellier­e Olaf Scholz, rispettand­o la tradizione di riservare alla Germania il primo viaggio del mandato. «Meno Victor Hugo, più Robert Schuman», è l’auspicio di Thierry Chopin, politologo consiglier­e dell’Institut Jacques Delors, a proposito del secondo quinquenni­o di Macron: meno retorica, più concretezz­a, come in quel 9 maggio di 72 anni fa.

La nuova linea

«Meno Hugo e più Schuman, meno retorica e più concretezz­a»

 ?? ?? Discorso Parigi, 9 maggio 1950: il ministro degli Esteri francese Robert Schuman ipotizza per la prima volta un’unione economica degli Stati europei
Discorso Parigi, 9 maggio 1950: il ministro degli Esteri francese Robert Schuman ipotizza per la prima volta un’unione economica degli Stati europei

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy