«Da 40 giorni più reinfezioni ma la curva continua a scendere Ora aspettiamo vaccini specifici»
L’epidemiologo Greco: la maggioranza adotta ancora cautele
Reinfezioni: chi ha contratto il virus può «fare il bis» venendo a contatto con una variante diversa da quella conosciuta la prima volta. È la furbizia del Sars-CoV-2 che così riesce ad aggirare le difese del sistema immunitario, a creare un nuovo incubatore e a prolungare la fase di sopravvivenza. «Negli ultimi 40 giorni si è avuto un costante, se pur lieve, aumento del numero di reinfezioni in soggetti che si contagiano la seconda volta pur essendosi vaccinati», inquadra il fenomeno Donato Greco, medico epidemiologo.
Perché succede?
«È molto verosimilmente che sia il risultato della progressiva diminuzione della difesa anticorpale sia nei vaccinati sia nei non vaccinati che si erano già ammalati. Siamo saliti dal 3% di marzo al 5 attuale, calcolando la percentuale settimanale sul totale dei casi diagnosticati. Per paradosso, la diminuita circolazione virale contribuisce a questo aumento, perché meno persone vengono contagiate e quindi meno persone possono beneficiare del cosiddetto effetto booster, che rinforza l’immunità come fosse una terza dose di vaccino».
Come mai i più colpiti sono i giovani adulti?
«Non è una novità. Sin dall’anno scorso le più colpite sono le fasce dei giovani e dei giovani adulti, quelli con minore memoria immunitaria e copertura vaccinale».
È già visibile nella trama dei dati l’effetto «giù le mascherine»?
«Non vi sono evidenze di un effetto negativo dei provvedimenti scattati il Primo maggio, è troppo presto per identificare questo segnale. Non mi aspetto un contraccolpo significativo delle recenti riaperture. Gran parte della popolazione continua ad adottare precauzioni, in ospedali e terapie intensive i ricoveri sono in costante calo: i reparti ospitano pazienti non vaccinati e immunizzati in modo incompleto, oltre a persone anziane molto fragili per età e concomitanza di patologie croniche».
Dove stiamo andando?
«La strada sembra rischiarata. In Italia, come in tutta Europa, l’andamento dell’epidemia è in progressiva diminuzione. Resta tuttavia una significativa parte della popolazione, compresi i bambini forse dieci milioni di cittadini in totale, che non è vaccinata o non ha completato il ciclo. È grazie a loro che il virus si sostiene. La curva continua a scendere e la calda stagione in arrivo dovrebbe garantirci un’estate tranquilla».
E se in autunno, stagione favorevole ai virus respiratori, non fossero disponibili i nuovi vaccini contro la variante Omicron?
«Già oggi almeno due aziende hanno presentato richiesta di autorizzazione all’agenzia europea dei medicinali Ema, quindi è altamente probabile che nella stagione invernale si potrà avere una dose di richiamo contro i ceppi virali recenti, forse da fare anche in combinazione o in coincidenza con l’abituale antinfluenzale. Se oggi fosse somministrata una quarta dose, contenente i ceppi originari di Wuhan e non la variante Omicron, non ci sarebbe un vantaggio significativo per la popolazione generale. È utile invece per le persone fragili, ricordiamolo sempre».
In base alle esperienze precedenti dopo quanto tempo i virus pandemici tendono a sparire? Il Sars-CoV-2 si sta dimostrando più ostinato?
«La maggior caratteristica dei virus pandemici è la loro bizzarria. Proprio perché nuovi, non trovano un’immunità storica nella popolazione e quindi si muovono attivamente, a caccia di nicchie in cui propagarsi. I virus non spariscono mai. Si riparano in angoli ristretti e poco visibili».
Le più colpite sono le fasce dei giovani e dei giovani adulti, quelli con minore memoria immunitaria ma anche con minore copertura vaccinale
Il governo di Biden è in allarme per una potenziale nuova ondata di Covid in autunno e inverno. Vengono richiesti fondi aggiuntivi per contrastare 100 milioni di possibili contagi. E l’Italia?
«Oggi non c’è alcuna evidenza di rischio di devastanti epidemie da Covid autunnali in Italia, anzi vi sono ragionevoli motivi per attendersi una recrudescenza contenuta. In Usa la situazione è ben diversa, la vaccinazione è andata avanti a macchia di leopardo così come le misure di mitigazione. Manca un sistema sanitario universalistico. I danni sono evidenti».