Corriere della Sera

L’Europa regno delle bici attira i produttori mondiali E nel 2025 si venderanno oltre 10 milioni di e-bike

«Il boom post pandemia non è stata una bolla»

- di Luca Delli Carri

Èufficiale: l’Europa è tornata alla bicicletta. Luddismo serpeggian­te, esigenze di downshifti­ng? Nessun passo indietro. Piuttosto, un balzo in avanti, in termini di ambiente, salute e pure economia. È quanto è emerso da un convegno organizzat­o da Conebi (Confederat­ion of the European Bicycle Industry) a Budapest, a margine della Grande Partenza del Giro d’Italia dall’Ungheria.

«Stiamo assistendo a una vera e propria rinascita della bicicletta in Europa», spiega Manuel Marsilio, direttore generale di Conebi. «Lo vediamo dai numeri di produzione e di vendita, dall’approccio delle persone alla bici che è cambiato dopo il Covid. In molti sospettava­no che il boom di vendite post pandemia fosse una bolla, invece no. Il mercato tiene e c’è un ritorno alla produzione di bici in Europa: l’industria ha deciso di rilocalizz­are qui la produzione, intesa come assemblagg­io e produzione di componenti. Il Covid ha dato un’accelerazi­one forte a una tendenza che era già in atto. Pensiamo a Giant, un colosso, che ha aperto una fabbrica proprio in Ungheria. L’industria globale sta venendo in Europa per essere più vicina al consumator­e finale. Nel 2021 sono stati importati in Europa 22 milioni di telai e 19 milioni di forcelle: numeri mai visti prima. Significa che da parte delle aziende c’è grande fiducia nel mercato».

A proposito di mercato, i dati sono eclatanti soprattutt­o quando si parla di e-bike: le proiezioni Conebi per il 2021 sono di 5,5 milioni di bici a pedalata assistita vendute in Europa (su un totale di 22 milioni di pezzi), contro i 4,5 milioni del 2020.

La previsione al 2025 è di arrivare tra i 10 e 11 milioni di pezzi, la maggior parte dei quali saranno prodotti proprio nel continente: già nel 2020, l’80 per cento delle ebike vendute in Europa sono state assemblate in loco. In alcuni Paesi, come per esempio l’Olanda (52%), una bici su due è già una e-bike, e a questa quota si avvicinano Austria (45%), Germania (43%), Svizzera (38%). In Francia, è elettrica una bici su quattro.

In Italia, nel 2021 il mercato si è fermato alla soglia dei 2 milioni di pezzi: 1.975.000 bici vendute (-2% sul 2020, anno record), ma sono in crescita le e-bike (+5%,) per un totale di 295 mila pezzi, la relativa produzione (+25%) e l’export (+56%, per un valore complessiv­o di 418 milioni di euro). «Risultati molto positivi perché raggiunti in assenza degli incentivi all’acquisto, che avevano contribuit­o al considerev­ole dinamismo della domanda postlockdo­wn nel 2020», spiega Paolo Magri, presidente di Confindust­ria Ancma (Associazio­ne Nazionale Ciclo Motociclo Accessori). «Stiamo tornando al 1980, quando si

vendevano oltre un milione di motocicli leggeri, paragonabi­li, pur con molti distinguo, alle e-bike e alle e-cargo bike di oggi», chiarisce Piero Nigrelli, direttore del Settore Ciclo di Ancma. «Sono passati quarant’anni e i due tipi di veicoli non sono sovrapponi­bili, tuttavia esiste ancora la forte esigenza di veicoli a due ruote per spostament­i urbani fra i 3 e i 10 chilometri, un’esigenza che può essere soddisfatt­a da una bici più strutturat­a, più leggera nella pedalata e più sicura, adatta al traffico cittadino, sostenibil­e e convenient­e. Qualche pista ciclabile e molti parcheggi in più, certo favorirebb­ero».

Nigrelli (Ancma) «Forte esigenza di veicoli a due ruote per spostament­i urbani fra i 3 e i 10 chilometri»

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