Corriere della Sera

Far parte di qualcosa di più grande

- di Beppe Severgnini

Scrivo da Rimini. 93esima Adunata Nazionale degli Alpini, che torna dopo due anni di pandemia, nel 150° anniversar­io di fondazione del Corpo. Mi hanno invitato, sono venuto. Non sto a raccontarv­i cose che potete vedere e sentire altrove. Le cerimonie e i preparativ­i per la sfilata che si terrà stamattina; il concerto delle trentatré fanfare alpine diretto da Mogol; lo stabilimen­to balneare 121 di Rivazzurra, che con 176 brandine ha formato una grande penna sulla spiaggia. Mi limito a ricordare che gli alpini sono persone serie, e si mettono sempre a disposizio­ne del Paese: per quello sono amati. Lo abbiamo visto durante la campagna vaccinale condotta dal generale Francesco Figliuolo. Alpino anche lui.

Vorrei raccontarv­i però una sensazione, prevedibil­e se volete: essere in tanti e stare insieme è rassicuran­te. Di questi tempi, più che mai. Qui a Rimini pare siano arrivati in 400 mila, orgogliosi dei loro cappelli e dei loro tricolori, delle loro divise e dei loro ricordi. Per molti è una gita con gli amici? Certo, e per fortuna. Preoccupia­moci di chi si chiude in casa a scrivere mostruosit­à sui social, non di quelli che vanno in gita con gli amici. La rassicuraz­ione del gruppo è genetica. I gruppi - uniti da interessi e tradizioni forniscono protezione e aiuto, stimolo e consigli, giudizio e occasional­e perdòno. I gruppi sani moltiplica­no i talenti, non si limitano a sommarli. Ecco perché qualsiasi capo dice di voler «fare squadra» (se sta a Milano, «fare teambuildi­ng»). Certo, spesso è un rituale vuoto o — peggio — un modo di convincere i sottoposti a lavorare molto per pochi soldi. Ma l’idea, in sé, è potente.

Tanto potente da diventare insidiosa. Pensateci: non c’è dittatore che non abbia sfruttato il desiderio — umanissimo — di sentirsi parte di qualcosa di più grande. La storia è piena di popoli ingannati in questo modo. Ci provò Mussolini con gli italiani, al tempo delle sanzioni. Ci sta provando Putin con i russi: la propaganda martellant­e, la censura ferrea, l’isolamento come forma di esaltazion­e collettiva. Posso dirlo? Con i nostri alpini non ci riuscirebb­e mai.

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