Due Ferrari alla conquista dell’America
Pole di Leclerc e secondo tempo per Sainz: prima fila da sogno a Miami, Verstappen (terzo) insegue
Rosso Miami. Monocolore su una pista mai vista in calendario. Double red. Charles Leclerc si prende la pole del Gp a stelle e strisce, con una corsa da quarterback fra i 5,4 km attorno all’Hard Rock Stadium, la casa dei Dolphins. Ma più che un delfino il monegasco sembrava uno squalo, tanta era la fame per la dodicesima partenza al palo in carriera. La terza stagionale. Questione di centesimi, di dettagli, di nervi saldi. Di sfumature, come succede a ogni tappa di questo campionato equilibratissimo. Charles ha piegato Verstappen all’ultimo respiro, la specialità della casa, sfruttando anche una rara sbavatura dell’olandese. E lo stesso ha fatto Carlos Sainz. Si abbracciano sul rettilineo, è una prima fila che profuma di Mondiale. Sa di rinascita per lo spagnolo, in riserva di fiducia
dopo tre incidenti di fila e zero punti negli ultimi due Gp. La Red Bull relegata in seconda fila, ma pronta a dar battaglia. «È fantastica la pole davanti a tutti questi tifosi — dice Leclerc —, ci voleva dopo Imola. E adesso completiamo l’opera». Finalmente rispunta il sorriso anche sul volto di Sainz: «La macchina andava benissimo,
era fantastica da guidare qui».
Fino a ieri la Rossa è rimasta nell’ombra, non aveva mostrato il vero potenziale. Un po’ per non dare riferimenti agli avversari, ma anche perché il caos di interruzioni durante le prove aveva impedito di girare con continuità. Poi quando bisognava fare la differenza, Leclerc è salito di giri sfruttando la freschezza del nuovo motore, il secondo della stagione che il compagno aveva già montato in precedenza. Servivano cavalli, mappature più spinte e adattamenti dell’aerodinamica — ala posteriore più scarica — per contrastare la superiorità della Red Bull sul dritto.
La batosta di Imola — aggravata dalla sfortuna di Carlos, tamponato da Ricciardo, e dall’errore del monegasco — aveva indotto ad accelerare sulle novità tecniche, subito in Florida. Il piano ha funzionato, adesso la missione va terminata in una corsa che potrebbe diventare un festival di bandiere rosse e di safety car. Perché il circuito di Miami segue la moda delle nuove piste ad «eliminazione diretta», con muretti e curve cieche. Non è veloce come quello di Gedda, ma è altrettanto punitivo. Esteban Ocon non ha potuto prendere parte alle qualifiche per aver distrutto il telaio dell’Alpine in un’uscita violenta nell’ultimo turno di libere.
C’era anche Michelle Obama nel garage di Lewis Hamilton. Ma l’ex first lady ha assistito a una Mercedes regredita rispetto alle ottime prestazioni del venerdì, la squadra di Toto Wolff è tornata nella mediocrità. Il sette volte campione del mondo soffre i limiti di una monoposto non all’altezza delle precedenti con le quali ha riscritto ogni record. Ma almeno si è tolto la soddisfazione di partire davanti a George Russell, fuori dai top 10. Il sesto posto è una piccola consolazione, tira il rosso adesso.
Daniele Sparisci