I TRUMPIANI E I LORO ECCESSI «ASSOLTI»
Un’altra spinta alla radicalizzazione dell’estrema destra Usa e la fine del sogno democratico (e anche di molti repubblicani) di evitare il rischio di una rielezione di Donald Trump grazie a un tribunale che lo dichiara ineleggibile: è la conseguenza della decisione di Charles Beaudrot, giudice federale amministrativo della Georgia, di respingere i ricorsi dei gruppi progressisti che avevano chiesto l’esclusione della deputata Marjorie Taylor Greene — una fan delle teorie cospirative celebre per il suo linguaggio brutale fino a giustificare la violenza — dalle liste per il rinnovo del Congresso. Marjorie, che prima di essere eletta si era dichiarata d’accordo, su Facebook, con chi voleva impiccare Obama e Hillary Clinton e che di recente ha provocato dure reazioni anche dei conservatori per aver parlato dal palco di un’assemblea di suprematisti bianchi, è un tarlo per la democrazia americana e per un partito repubblicano radicalizzato dal populismo autoritario di Trump. Questa sentenza la renderà ancora più aggressiva («i democratici sono terrorizzati dalla mia forza politica» il suo commento). Inutile, ora, contestare un giudice che ha ritenuto inapplicabile un emendamento introdotto nell’Ottocento nella Costituzione per impedire la rielezione dei responsabili della Guerra di Secessione. Istanze simili contro deputati dell’ultradestra sono già state respinte in altri due Stati. Tutto fieno in cascina per Trump che sta cercando di far eleggere, al posto di repubblicani rispettosi della dialettica democratica, radicali che considerano Biden un usurpatore e accusano i democratici di voler distruggere l’America. Ma la verità è che non si può sperare che sia qualche giudice di periferia a risolvere la crisi della democrazia quando masse di elettori si radicalizzano e i leader repubblicani non hanno il coraggio di imporre il rispetto delle regole democratiche nemmeno dentro i loro gruppi parlamentari.