Non solo Netflix La F1 americana macchina da soldi Ricavi raddoppiati
Affari d’oro e Liberty punta 240 milioni su Las Vegas
«Follow the money». E i soldi conducono al porto finto di Miami dove gli spettatori vip hanno pagato cifre da capogiro per guardare Leclerc e Verstappen dalla poppa di barche vere, «ormeggiate» su acqua di plastica. È l’America, gli affari sono affari. E quelli della Formula 1 vanno a gonfie vele. Per anni i vertici di Liberty Media si sono chiesti come far fruttare il grande circo delle macchine dopo averlo acquistato, strapagandolo, da Bernie Ecclestone e dai soci del fondo Cvc.
L’operazione da otto miliardi di dollari era sembrata un azzardo, anche negli ambienti finanziari. «Che cosa hanno comprato?», a Londra, fra chi si era arricchito moltissimo dalla cessione (avvenuta a fine 2016), si rideva di gusto. Poi è arrivato il Covid a dare la mazzata ai conti, autodromi vuoti e casse in rosso. Ma la F1 ha saputo rialzarsi, reinventarsi, puntando su nuove regole e nuovi mercati, introducendo limiti di spesa mutuati da Nba e baseball. La scoperta dell’America, ma non solo. C’entra Netflix che ha saputo parlare la «stessa lingua» degli americani, ma sarebbe sbagliato ridurre il boom al successo della serie «Drive to Survive».
La vera rinascita coincide con la bellezza di campionati aperti, combattuti, con duelli destinati a rimanere nella storia delle corse. Come quello fra Hamilton e Verstappen del 2021. Come i primi di questa stagione, con la Ferrari tornata a lottare per il vertice contro la Red Bull dell’olandese. «Le nuove regole stanno dando esattamente ciò che ci aspettavamo: più sorpassi, lotte ravvicinate. L’audience cresce ovunque» spiega il presidente della F1, Stefano Domenicali.
«Bigger is better», più grande e meglio è. Brindano anche i marchi italiani legati al circus: 50 mila le bottiglie di Ferrari
Trento stappate in Florida. È questa la filosofia che guida i nuovi Gp, quello di Miami è stato un esperimento per il futuro. E anche una lezione perché i problemi (pessimo asfalto, disegno del circuito rivedibile) non sono mancati.
A guidare i piani di sviluppo sono i numeri del primo trimestre del 2022, appena presentati da Liberty: la F1 ha raddoppiato i ricavi per raggiungere i 360 milioni di dollari, registrando un utile di 19 milioni. L’anno scorso nello stesso periodo dell’anno la perdita era stata di 47 milioni, le attività erano state limitate dalla pandemia. Ma al netto dei paragoni, Liberty registra robuste crescite sotto ogni voce: incassi dall’organizzazione dei Gp, diritti tv e licenze, sponsor. La trazione americana è potente: in breve tempo gli Usa diventeranno anche il primo mercato al mondo per il merchandising. I cappellini delle squadre a Miami venivano venduti a oltre 100 dollari. Il successo Oltreatlantico coincide con il ritorno (o l’arrivo) dei protagonisti del Big Tech. Per esempio, l’accordo fra Red Bull e Oracle è valutato mezzo miliardo di dollari. Tanti soldi, come i 240 milioni che Liberty ha pagato per acquistare terreni a Las Vegas dove sorgeranno box e paddock della terza gara americana, dal 2023. Si aggiunge a quelle di Austin e Miami. È un grosso investimento per la F1 che organizzerà direttamente il Gp del Nevada. «Follow the money».