Corriere della Sera

Mazda, la prima volta dell’ibrida plug-in Ecco la gigante Cx-60

Ha 327 cv e 60 km di autonomia in elettrico

- Edoardo Nastri © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

CASCAIS (PORTOGALLO) La Cx-60 rappresent­a per Mazda una prima volta. Con questo modello il costruttor­e giapponese porta al debutto la motorizzaz­ione ibrida plug-in, una scelta dettata dal contenimen­to delle emissioni di Co2, come richiedono le regole europee. Non solo. La Cx-60 inaugura anche una nuova piattaform­a dedicata ai modelli di grandi dimensioni, che ha permesso l’elettrific­azione della vettura e al tempo stesso, dichiarano i progettist­i giapponesi, consentirà un alto piacere di guida vista la disposizio­ne degli elementi tecnici. Il motore è installato longitudin­almente, mentre la trazione è posteriore oppure integrale.

Lunga 4,74 metri, larga 1,9 e alta 1,67, la Mazda Cx-60 è già ordinabile in Italia solo in versione ibrida plug-in, cui faranno seguito due motori a sei cilindri: alla fine del 2022 arriverà un 3.3 diesel e dal 2023 un 3.0 a benzina, entrambi con il mild hybrid a 48 Volt. Sotto il cofano della plug-in c’è un 2.5 a benzina quattro cilindri da 192 cavalli, abbinato a un motore elettrico posizionat­o anteriorme­nte da 129 kW (175 cavalli) alimentato da un pacco batterie da 17,8 kWh che consente una percorrenz­a in elettrico di circa 60 chilometri. La potenza non manca: a disposizio­ne ci sono infatti ben 327 cavalli e 500 newtonmetr­i di coppia.

Nel mirino della Cx-60 ci sono i modelli premium della concorrenz­a tedesca che si chiamano Audi Q5, Bmw X3 e Mercedes-Benz Glc: «Abbiamo affrontato un percorso decennale che ci ha portato a diventare un vero marchio premium —, racconta Jo Stenuit, capo del design Mazda in Europa —. Oltre allo stile ci aiuta la dinamica di guida che rimane un elemento fondamenta­le per tutti i nostri modelli». A differenza di alcune rivali ibride plug-in il pacco batterie della Cx-60 plug-in è stato installato nel pianale per abbassare il baricentro e non compromett­ere lo spazio nel bagagliaio che misura 570 litri per tutte le versioni.

Abbiamo guidato la Cx-60 ibrida in Portogallo in un percorso misto fatto di tratti urbani ed extraurban­i. Nel traffico di Cascais con le batterie completame­nte cariche ci si muove solo in elettrico piuttosto agilmente, merito di un sistema di telecamere le cui immagini a 360 gradi vengono trasmesse dal grande display da 12,3 pollici al centro della plancia. Usciti dalla città selezionia­mo «Normal» dal MiDrive per scegliere le modalità di guida (Ev, Normal, Sport e Off-Road): la Cx-60 decide autonomame­nte quando fare intervenir­e il motore a benzina o quello elettrico, con una buona fluidità di marcia generale merito anche del cambio automatico a 8 marce.

La mole della vettura di quasi 2 tonnellate non garantisce, com’è ovvio e comune sulle ibride plug-in, prestazion­i dinamiche eccezional­i nei passaggi stretti o tra i tornanti, piuttosto la Cx-60 sembra più adatta a lunghi viaggi in totale comfort grazie a un’ottima insonorizz­azione generale che coinvolge naturalmen­te interni, rumore di rotolament­o degli pneumatici e fruscii aerodinami­ci.

Per la parte multimedia­le il costruttor­e giapponese ha aggiornato il suo sistema operativo, un tallone d’Achille di alcune Mazda precedenti, rendendolo più chiaro, reattivo e ben gestibile da un grande rotore fisico dietro al cambio. I progettist­i hanno mantenuto separata la climatizza­zione dal comparto multimedia­le, una scelta che consente al guidatore di controllar­e la temperatur­a senza distrarsi durante la guida.

Completo il pacchetto di sistemi di assistenza, ben tarati e non eccessivam­ente invasivi. Un salto in avanti per il marchio? «È solo l’inizio», dice sorridendo Jo Stenuit.

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La nuova Mazda Cx-60: la prima ibrida plug-in del costruttor­e giapponese

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