Mazda, la prima volta dell’ibrida plug-in Ecco la gigante Cx-60
Ha 327 cv e 60 km di autonomia in elettrico
CASCAIS (PORTOGALLO) La Cx-60 rappresenta per Mazda una prima volta. Con questo modello il costruttore giapponese porta al debutto la motorizzazione ibrida plug-in, una scelta dettata dal contenimento delle emissioni di Co2, come richiedono le regole europee. Non solo. La Cx-60 inaugura anche una nuova piattaforma dedicata ai modelli di grandi dimensioni, che ha permesso l’elettrificazione della vettura e al tempo stesso, dichiarano i progettisti giapponesi, consentirà un alto piacere di guida vista la disposizione degli elementi tecnici. Il motore è installato longitudinalmente, mentre la trazione è posteriore oppure integrale.
Lunga 4,74 metri, larga 1,9 e alta 1,67, la Mazda Cx-60 è già ordinabile in Italia solo in versione ibrida plug-in, cui faranno seguito due motori a sei cilindri: alla fine del 2022 arriverà un 3.3 diesel e dal 2023 un 3.0 a benzina, entrambi con il mild hybrid a 48 Volt. Sotto il cofano della plug-in c’è un 2.5 a benzina quattro cilindri da 192 cavalli, abbinato a un motore elettrico posizionato anteriormente da 129 kW (175 cavalli) alimentato da un pacco batterie da 17,8 kWh che consente una percorrenza in elettrico di circa 60 chilometri. La potenza non manca: a disposizione ci sono infatti ben 327 cavalli e 500 newtonmetri di coppia.
Nel mirino della Cx-60 ci sono i modelli premium della concorrenza tedesca che si chiamano Audi Q5, Bmw X3 e Mercedes-Benz Glc: «Abbiamo affrontato un percorso decennale che ci ha portato a diventare un vero marchio premium —, racconta Jo Stenuit, capo del design Mazda in Europa —. Oltre allo stile ci aiuta la dinamica di guida che rimane un elemento fondamentale per tutti i nostri modelli». A differenza di alcune rivali ibride plug-in il pacco batterie della Cx-60 plug-in è stato installato nel pianale per abbassare il baricentro e non compromettere lo spazio nel bagagliaio che misura 570 litri per tutte le versioni.
Abbiamo guidato la Cx-60 ibrida in Portogallo in un percorso misto fatto di tratti urbani ed extraurbani. Nel traffico di Cascais con le batterie completamente cariche ci si muove solo in elettrico piuttosto agilmente, merito di un sistema di telecamere le cui immagini a 360 gradi vengono trasmesse dal grande display da 12,3 pollici al centro della plancia. Usciti dalla città selezioniamo «Normal» dal MiDrive per scegliere le modalità di guida (Ev, Normal, Sport e Off-Road): la Cx-60 decide autonomamente quando fare intervenire il motore a benzina o quello elettrico, con una buona fluidità di marcia generale merito anche del cambio automatico a 8 marce.
La mole della vettura di quasi 2 tonnellate non garantisce, com’è ovvio e comune sulle ibride plug-in, prestazioni dinamiche eccezionali nei passaggi stretti o tra i tornanti, piuttosto la Cx-60 sembra più adatta a lunghi viaggi in totale comfort grazie a un’ottima insonorizzazione generale che coinvolge naturalmente interni, rumore di rotolamento degli pneumatici e fruscii aerodinamici.
Per la parte multimediale il costruttore giapponese ha aggiornato il suo sistema operativo, un tallone d’Achille di alcune Mazda precedenti, rendendolo più chiaro, reattivo e ben gestibile da un grande rotore fisico dietro al cambio. I progettisti hanno mantenuto separata la climatizzazione dal comparto multimediale, una scelta che consente al guidatore di controllare la temperatura senza distrarsi durante la guida.
Completo il pacchetto di sistemi di assistenza, ben tarati e non eccessivamente invasivi. Un salto in avanti per il marchio? «È solo l’inizio», dice sorridendo Jo Stenuit.