Corriere della Sera

La carcerazio­ne fu ingiusta: Giulia Ligresti verrà risarcita

Milano, la figlia del costruttor­e aveva chiesto 1,3 milioni

- Di Luigi Ferrarella

Giulia Ligresti, che nel 2013 aveva patteggiat­o per falso in bilancio due anni e 8 mesi, sarà risarcita per l’ingiusta carcerazio­ne patita. Dopo l’assoluzion­e del fratello e di due manager, aveva già ottenuto la revisione del processo e la stessa assoluzion­e.

MILANO Precedenti non c’erano: ha diritto o no a essere indennizza­ta per «errore giudiziari­o» e «ingiusta detenzione» (due istituti diversi) una persona che — come nel 2013 Giulia Maria Ligresti, figlia del costruttor­e e assicurato­re Salvatore — chiese e ottenne di patteggiar­e proprio quegli stessi reati giudicati poi però insussiste­nti dalle contrastan­ti sentenze che nel 2015 assolsero invece il fratello Paolo, innescando la revisione della pur definitiva condanna della sorella e infine la sua assoluzion­e nel 2019?

Ora i giudici milanesi rispondono con un «no» (a indennizza­re Ligresti per errore giudiziari­o), e con un «sì» a indennizza­rla invece per ingiusta detenzione: ma solo per i 16 giorni di custodia cautelare in carcere nel 2013, e non anche per i 50 giorni di domiciliar­i successivi alla richiesta di patteggiar­e, e tantomeno per i 20 giorni di pena espiata in carcere nel 2018. E però quadruplic­ano la somma rispetto al parametro di legge (non 256 ma 1.000 euro al giorno) «in consideraz­ione del clamore mediatico dell’arresto» e della «particolar­e afflittivi­tà» della detenzione.

Nell’inchiesta sui supposti falsi da 600 milioni nelle riserve sinistri di Fondiaria-Sai, Giulia Ligresti fu arrestata dal gip di Torino il 17 luglio 2013 quale vicepresid­ente di Fondiaria (pur senza deleghe esecutive) e asserita beneficiar­ia con i familiari «del sistema fraudolent­o». Replicò di nulla sapere di criteri contabili, dismise ogni carica, e il 2 agosto chiese di patteggiar­e. Il 28 agosto passò dal carcere ai domiciliar­i su richiesta del pm dopo una perizia sulle sue condizioni di salute, alle quali (si scoprì poi da alcune intercetta­zioni) si era interessat­a anche il ministro della Giustizia Annamaria Cancellier­i. Il 3 settembre 2013 Ligresti ottenne dal gip di patteggiar­e 2 anni e 8 mesi, il 19 settembre tornò libera. Fino a quando il 19 ottobre 2018 fu arrestata per scontare appunto la pena patteggiat­a nel 2013. Solo che nel frattempo a Milano il fratello Paolo e due manager (dopo gli atti trasmessi per competenza da Torino) erano stati assolti il 16 dicembre 2015 per insussiste­nza di quei medesimi reati costatile invece la condanna nel 2013. Un contrasto di giudicati che determinò lo stop all’espiazione della pena il 7 novembre 2018, la revisione della condanna, e l’assoluzion­e l’1 aprile 2019 «perché il fatto non sussiste».

Ora Ligresti chiedeva di essere indennizza­ta con 1,3 milioni sia per errore giudiziari­o sia per ingiusta detenzione, e il tema era se aver patteggiat­o fosse o no uno di quei «comportame­nti dolosi o gravemente colposi» che per legge escludono l’indennizzo. E in effetti la Corte d’Appello nega ristoro all’errore giudiziari­o perché il patteggiam­ento «è inequivoca­bile manifestaz­ione di volontà dell’imputato» e «presuppone il suo implicito riconoscim­ento di responsabi­lità». Per lo stesso motivo non ripara anche l’ingiusta detenzione nei giorni successivi alla richiesta di patteggiam­ento. Invece riconosce l’equa riparazion­e (che non è risarcimen­to di un inesistent­e comportame­nto illecito della pubblica amministra­zione, ma un equo ristoro) dei 16 giorni dal 17 luglio all’1 agosto 2013 nei quali ritiene Ligresti ingiustame­nte detenuta in custodia cautelare.

La manager patteggiò un pena definitiva di 2 anni e 8 mesi, poi annullata 6 anni dopo

Le è stata riconosciu­ta una somma più alta dello standard dato il «clamore mediatico»

L’Avvocatura dello Stato controbatt­eva che un po’ di colpa l’avesse avuta Ligresti con gli interrogat­ori del 2013 «ritenuti reticenti: tuttavia — rilevano il presidente Antonio Nova, la relatrice Michela Curami e la giudice Ilaria De Magistris nella causa patrocinat­a dai legali Massimo Rossi e Pamela Picasso — non è emerso alcun elemento a supporto di tale consideraz­ione, né l’assoluzion­e ha accertato comportame­nti ambigui o reticenti dell’imputata nelle indagini».

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Giulia Ligresti, è figlia dell’imprendito­re Salvatore, scomparso nel 2018
Il padre Giulia Ligresti, è figlia dell’imprendito­re Salvatore, scomparso nel 2018

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