Così salda il rapporto con Scholz (e punta alla tregua)
Va molto oltre il rito carolingio che vuole ogni presidente francese, appena eletto o rieletto, recarsi in primo luogo a Berlino, la visita di Emmanuel Macron al cancelliere tedesco Olaf Scholz.
Poche ore dopo il suo discorso del 9 maggio davanti all’Europarlamento, il capo dell’Eliseo è venuto nella capitale tedesca con un doppio obiettivo. Per Macron, infatti, si è trattato non solo di fare un tagliando al motore franco- tedesco, a sostegno dei suoi ambiziosi piani di rilancio della costruzione comune. Ma anche di assicurarsi che il nuovo corso di Berlino, incarnato da un piano di riarmo senza precedenti nella recente storia tedesca, non prefiguri alcuno smarcamento, ma tenga la Germania sempre legata a un’architettura strategica europea, a egemonia francese ça va sans dire.
Scholz, che di problemi ne ha diversi tanto più dopo il crollo subito domenica dalla sua Spd nelle regionali dello SchleswigHollstein, è stato al gioco, definendo «più importante che mai il rapporto franco tedesco» e salutando la scelta dei francesi, che rieleggendo Macron «si sono decisi per l’Europa». E ha subito lodato come «interessante» l’idea lanciata a Strasburgo dal presidente francese di una Confederazione, che apra all’Unione europea nuovi orizzonti geopolitici. Ma a condizione, così il cancelliere, che il nuovo formato, di cui potrebbero far parte in tempi rapidi Ucraina e Gran Bretagna, non rallenti le procedure di allargamento in corso, a cominciare da quella con la Macedonia del Nord.
Scholz ha comunque ribadito che «l’Ucraina appartiene alla famiglia europea» e che la guerra di aggressione di Vladimir Putin obbliga i partner europei ad agire insieme: per il capo del governo tedesco, «è necessario avviare una de-escalation del conflitto, a cominciare dalla retorica». Ma la Russia, ha aggiunto il cancelliere, deve ritirare le sue truppe, «poiché Kiev non può accettare una pace, le cui condizioni siano dettate da Mosca». Anche Macron ha indicato in una tregua, «il prima possibile», l’obiettivo prioritario, in modo da aprire la strada a un negoziato, nel quale l’Europa sarà al fianco di Kiev, che deciderà la sola le condizioni. «La nostra posizione è al fianco dell’integrità territoriale e della sovranità dell’Ucraina, né più, né meno».