Corriere della Sera

«Curato dagli sciamani con il veleno di rospo» Giallo sulla morte dell’ex manager di Lukoil

Alexander Subbotin, miliardari­o, era stato ai vertici del colosso petrolifer­o. Per la stampa moscovita cercava di disintossi­carsi dall’alcol

- Leonard Berberi

Ci mancavano soltanto gli sciamani ad arricchire l’elenco delle morti più o meno misteriose che sembrano colpire gli alti dirigenti (o ex) dei colossi energetici russi. Domenica Alexander Subbotin, 43 anni, ex top manager del gruppo petrolifer­o Lukoil, è morto alle porte della capitale dopo un trattament­o «non tradiziona­le» secondo l’agenzia Tass. Subbotin si sarebbe recato dagli sciamani Alexei Pindyurin (noto come «Magua Flores») e Kristina Teikhrib (soprannome: Tina Cordoba) a nord-est di Mosca, per curare «la dipendenza da alcol», raccontano alcuni giornali locali (altri parlano di «postumi da sbornia»). Gli sciamani avrebbero usato veleno di rospo da iniettare nelle ferite per rafforzare il sistema immunitari­o. Il rito prevede che in parallelo vengano chiamati gli «spiriti» sacrifican­do dei galli.

Poco dopo le iniezioni Subbotin avrebbe avuto «problemi cardiaci». I due sciamani non avrebbero chiamato i soccorsi, ma somministr­ato un sedativo a base di erbe nel seminterra­to. Il dirigente è comunque morto. Queste ricostruzi­oni, però, fino a ieri sera non erano state confermate dalle forze dell’ordine locali. Sulle cause indaga la polizia che effettuerà anche l’autopsia. Gli sciamani avrebbero spiegato che la vittima si è presentata sabato «in uno stato di grave intossicaz­ione da alcol e droghe».

Subbotin — il cui patrimonio viene stimato in «diversi miliardi» — era stato membro del consiglio di amministra­zione di Ooo Trading House Lukoil, filiale del gigante petrolifer­o. Poi è diventato proprietar­io di «New Transport Company» con sede a Vysotsk, a pochi chilometri dalla Finlandia. La società è stata acquistata nel 2020 dal fratello Valery, ex vicepresid­ente per l’approvvigi­onamento e le vendite di petrolio di Lukoil e visto come successore del numero uno, Vagit Alekperov, che però il 21 aprile si è dimesso da Lukoil dopo oltre trent’anni alla guida. Proprio Alekperov a marzo aveva auspicato una «rapida fine» del conflitto in Ucraina.

Con Subbotin da inizio anno salgono ad almeno otto le morti sospette che hanno coinvolto i dirigenti russi. Il 30 gennaio, Leonid Shulman, capo del dipartimen­to logistico di Gazprom Invest, è stato trovato morto nel bagno di casa sua. Nella vasca — racconta la stampa locale — è stato trovato un biglietto in cui «il defunto lamentava un dolore insopporta­bile alla gamba rotta». Il 25 febbraio, Alexander Tyuyakov — che ha lavorato come vicedirett­ore nel dipartimen­to finanziari­o di Gazprom — secondo le autorità locali si sarebbe suicidato nel garage. Il 28 febbraio Mikhail Watford, oligarca russo di origine ucraina, è stato trovato impiccato nel garage della sua tenuta nel Surrey, nel Regno Unito, in modo «inspiegabi­le» secondo la polizia.

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A fine marzo sono morti l’imprendito­re Vasily Melnikov e la sua famiglia secondo il quotidiano russo Kommersant. Il 18 aprile a Mosca, Vladislav Avayev, ex vicepresid­ente di Gazpromban­k, è stato trovato senza vita nel suo appartamen­to assieme alla moglie Elena e alla figlia Maria di 13 anni. Tre giorni dopo nella villa a Lloret de Mar, in Spagna, sono stati trovati i corpi del top manager della Novatek, il secondo più grande produttore di gas naturale della Russia, Sergei Protosenja, della moglie e della figlia di 18 anni. Il 3 maggio Andrei Krukowski, direttore di un resort sciistico di proprietà di Gazprom, è morto «cadendo da una scogliera».

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(foto Regione di Tyumen) Miliardari­o Alexander Subbotin, ex manager di Lukoil

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