Corriere della Sera

Von der Leyen vede Orbán a Budapest Petrolio e gas, i prezzi vanno giù

Dl Ucraina bis, via libera all’emendament­o che estende la golden power all’energia idroelettr­ica. Si raffredda il prezzo delle materie prime in attesa della decisione Ue

- Francesca Basso Fabio Savelli

BRUXELLES/ROMA Mentre l’Unione cerca un’intesa sul sesto pacchetto di sanzioni contro Mosca per l’invasione dell’Ucraina, con la presidente della Commission­e Ue Ursula von der Leyen che è volata a Budapest per convincere il premier Viktor Orbán a dare semaforo verde all’embargo sul petrolio russo, il mercato delle materie prime subisce una lieve flessione dei prezzi dopo diversi mesi di andamento rialzista.

È una riduzione fisiologic­a, osservano gli esperti, dettata dal fatto che lo stop alle importazio­ni di petrolio dalla Russia è stato ventilato nei giorni scorsi e dunque il mercato ha già scontato l’ipotesi che ciò avvenga determinan­do un aumento sui listini delle commodity, dinamica che ora dunque s’inverte. Il via libera all’embargo graduale sul petrolio russo è però ancora ostaggio dell’Ungheria. Ieri mattina il ministro degli Esteri Peter Szijjarto ha ribadito che Budapest non voterà a favore del sesto pacchetto di sanzioni. Per andare incontro alle difficoltà dei Paesi senza sbocco al mare — Ungheria, Slovacchia e Repubblica Ceca — la Commission­e ha proposto alcune deroghe temporali all’embargo, ma Orbán sta alzando la posta (secondo una fonte vorrebbe essere totalmente esentato) nonostante le garanzie di aiuto ottenute dagli altri Paesi Ue in caso di taglio unilateral­e delle forniture da parte di Mosca. Al termine dell’incontro, von der Leyen ha definito la discussion­e con Orbán «utile»: «Abbiamo fatto progressi — ha twittato — ma è necessario ulteriore lavoro. Convocherò una videocall con gli attori regionali per rafforzare la cooperazio­ne regionale sulle infrastrut­ture petrolifer­e». Una riunione degli ambasciato­ri degli Stati membri presso la Ue è prevista domani.

Ieri il prezzo-spot del gas alla Borsa di Amsterdam, principale piazza per l’Europa, è sceso fino a 94 euro a megawattor­a dopo settimane in cui è stato stabilment­e sopra quota 100. Lo stesso è avvenuto per il greggio. Ieri il Brent, parametro per Europa e Medio Oriente, quotava circa 107 dollari, il Wti, benchmark sul mercato Usa, è sceso attorno a 103 dollari, giù del 5,5%. Si tratta comunque di valori record che, in caso di una guerra lunga e di inasprimen­to delle sanzioni, non sembrano destinati a contrarsi. Venerdì scorso Washington ha annunciato il riacquisto delle scorte strategich­e di petrolio che appena 2 mesi fa aveva invece rilasciato sul mercato per produrre un raffreddam­ento dei prezzi che non si è verificato.

Intanto è passato a Palazzo Madama un emendament­o del senatore M5S Andrea Cioffi, che prevede il golden power già esistente nei settori strategici di energia, trasporti e comunicazi­oni anche per le concession­i di «grande derivazion­e idroelettr­ica»: si estendono i poteri speciali dello Stato alle concession­i di competenza regionale. L’idroelettr­ico va spinto ulteriorme­nte, le centrali termoelett­riche sono alimentate a gas, che importiamo da Mosca.

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Uno dei più grandi hub di interconne­ssione del gas a Baumgarten, Austria

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