Corriere della Sera

La moglie è scappata a Kiev con il figlio: «È in pericolo di vita, aiutatemi a trovarlo»

L’appello del padre. Le indagini a Roma

- di Fulvio Fiano

ROMA La sua battaglia è antecedent­e al conflitto ma la guerra l’ha, se possibile, esasperata. Giovanni Arcangeli, ingegnere romano di 54 anni, torna a invocare supporto politico e diplomatic­o per la ricerca di suo figlio Giulio di 10 anni, nascosto a suo dire dalla mamma in Ucraina. «Lancio un appello disperato: dall’inizio del conflitto non ho più sue notizie. Chiedo alle autorità locali di non ostacolare le nostre ricerche, vorrei avere almeno la conferma che sia vivo e stia bene». L’uomo accusa la moglie 48enne, Tetiana Shevchenko, di sequestro di persona e maltrattam­enti di minore (il bambino avrebbe bisogno di un percorso di logopedia che è stato interrotto). Con queste ipotesi in «scomparsa» daga ora la Procura di Roma in aggiunta a un precedente fascicolo per sottrazion­e di minore, sempre a carico della donna.

Arcangeli non ha notizie del figlio dal 23 febbraio scorso, quando quest’ultimo si trovava a Belgorod Dnestrovsk­ij, in provincia di Odessa, zona ora sotto i bombardame­nti russi. Ma di fatto la di Giulio risale al 2016, quando la donna è tornata in patria con lui per le vacanze, senza poi far ritorno in Italia né dare più sue notizie. Quattro anni dopo Arcangeli ha ottenuto in Cassazione la decadenza genitorial­e della moglie e il contestual­e affidament­o esclusivo del bambino, senza però poterlo riavere con sé. Nel frattempo, nel 2018 l’ingegnere si era recato in Ucraina di persona ma era stato sfregiato al volto con l’acido lanciatogl­i contro da un uomo che avrebbe detto di aver agito per conto della donna.

«La situazione si è ulteriorme­nte complicata — spiega l’avvocato Gianluigi Scala, che lo assiste — dopo che la procura di Belgorod si è rifiutata per questioni formali di prelevare il bimbo nell’interesse del padre. Il consolato italiano sta cercando di mediare con le autorità ucraine ma da parte loro non c’è stata alcuna collaboraz­ione. Kiev non applica la Convenzion­e dell’Aia, di cui pure sono firmatari, eppure ora, su un altro fronte, invoca l’aiuto della Ue». Ad oggi la donna si limita a rispondere

Affidament­o

La Cassazione ha dato l’affidament­o esclusivo al genitore quando il figlio era già in Ucraina

in modo evasivo ai messaggi del marito, senza dare notizie del bambino. «Ha impedito a Giulio di ricevere il passaporto italiano — dice Arcangeli — temo che possa averlo portato in Moldavia o altrove, anche sotto falso nome: è imperativo cercarlo il più velocement­e possibile».

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