Corriere della Sera

«C’è una congiura anti referendum I magistrati decidono su tutto»

Calderoli (Lega): vogliono sterilizza­re il voto

- di Marco Cremonesi

MILANO «Sono una bestia… sono furioso». Roberto Calderoli è uno degli architetti dei 5 referendum sulla Giustizia promossi dalla Lega insieme ai Radicali che si terranno il prossimo 12 giugno: «È partita la congiura del silenzio. Insieme a quella per sterilizza­re la consultazi­one».

Sta dicendo che dei referendum si parla poco? Accade per tutti i referendum…

«Perché, a lei non sembra? Gli indizi ci sono tutti».

Di quali indizi parla?

«Dei 5 referendum presentati, è stato bocciato quello di maggior presa, la responsabi­lità diretta dei magistrati, quello che avevamo chiamato “Chi sbaglia paga”. Non si capisce perché, visto che il quesito era stato dichiarato ammissibil­e nel 1987. Osservo che sono stati bocciati anche referendum non nostri sulla cannabis e sull’eutanasia, che avrebbero veicolato ampia partecipaz­ione».

Calderoli, però, è una questione per tecnici, lo ha deciso la Corte costituzio­nale.

«Ma aspetti… Secondo indizio: la riforma della giustizia di cui sento parlare da 40 anni mette il turbo e arriva in Parlamento. La riforma è un brodino che allunga le questioni vere. Ma guarda un po’, provano in tutti i modi ad approvarla appena prima di arrivare al voto: farebbe saltare tre quesiti su cinque».

Perché un brodino?

«Il Csm sarebbe stato da sciogliere, e invece con la riforma ne aumentano i membri. Le correnti sanno quello che prenderann­o in una bella spartizion­e tra magistrati e partiti: e vissero tutti felici e contenti. E il passaggio di carriera tra magistrato inquirente e giudicante che si può fare una volta sola? Mi ricorda la barzellett­a sulla figlia incinta “ma soltanto un pochino”. E poi le “porte girevoli”: se uno rinuncia alla toga, deve essere per sempre».

Altri «indizi»?

«Beh, c’è la data del referendum. È stata scelta la prima domenica dopo la fine della scuola e dopo due anni di clausure da pandemia».

Voi stessi avevate chiesto di far coincidere i referendum con le amministra­tive…

«Certo, anche se le amministra­tive riguardano soltanto un comune su otto. Soprattutt­o, con l’election day potevamo aspettarci di votare anche il lunedì. E invece, il voto sarà soltanto di domenica. Per completare l’indizio, aggiungo che si sarebbe potuto votare prima anche per le amministra­tive, per esempio a maggio. Ma ha prevalso la linea del ministro Bianchi: voto a scuole chiuse».

Va bene, ma chi sarebbe il «grande vecchio» della congiura?

«A me pare chiaro che ci sia un ormai un cortocircu­ito tra i poteri dello Stato. Chi è il sommo garante della Costituzio­ne? Il presidente della Repubblica. Che ha uno staff formato per oltre la metà di magistrati. Chi mette a punto i decreti del governo? Il Dipartimen­to Affari giuridici e legislativ­i (Dagl) in cui i magistrati credo che raggiungan­o l’80% del personale. Qualunque parlamenta­re può proporre le proprie proposte di modifiche ai decreti. Chi le valuta? Con ogni probabilit­à, un magistrato. I magistrati decidono per tutto, di fatto non ci sono più i pesi e i contrappes­i tra poteri dello Stato. Per dirla semplice: se il vino è buono, te lo dice sempre l’oste».

Sembra sfiduciato…

«Macché. A costo di passare per il giapponese sull’isola, io spero che gli italiani vengano a votare. È l’unico modo per fare sentire la voce del popolo».

L’accusa

È stato bocciato proprio il quesito di maggior presa: la responsabi­lità delle toghe

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy