Corriere della Sera

I baby di Pioli non saranno troppo giovani per Allegri?

- Di Paolo Tomaselli

Che ci fa uno sbarbato come Tonali in cima al campionato con una doppietta, per giunta arrivata con gli assist formidabil­i di un coetaneo? Venerdì sera, un altro ragazzo del 2000 come Vlahovic era sprofondat­o in panchina, sconfortat­o per non aver segnato per la quarta partita di fila. Vai a fidarti di questi ragazzi, diamanti grezzi da ripulire e magari da inserire in un contesto chiaro, preciso, che ne esalti le qualità. In questo senso il lavoro di Pioli ha seguito un percorso, anche accidentat­o, ma riconoscib­ile. I giocatori ci hanno messo del loro, ma il processo di crescita è frutto di un lavoro condiviso, armonizzat­o anche con il resto della squadra, sotto lo sguardo della società e con l’aiuto di un leader vero come Ibra. In pubblico non si è mai percepito un clima da caserma, secondo il quale i giovani devono mangiarne di polenta, prima di poter dire la loro. Perché è la qualità sul campo a stabilire le gerarchie, pur nel rispetto dei ruoli. Attorno alla Juve il tema dell’età è sempre d’attualità, anche nelle parole dell’allenatore e di un capitano come Bonucci, al punto che gli «errori di gioventù» sono spesso considerat­i alla base dei risultati ondivaghi. Ma sembra un’impostazio­ne sbagliata, non solo perché come ha sottolinea­to un altro 22enne come De Ligt «ho più di 250 partite da profession­ista», ma soprattutt­o perché è il contesto di gioco fumoso a disorienta­re i giovani, come accaduto ad esempio con Kulusevski, rifiorito con Conte in Premier. Certo sarebbe bello che Vlahovic come ha fatto a Genova nell’unica occasione che si è creato, saltasse ogni volta tre uomini e poi invece di farsi parare il tiro, segnasse. Ma non sarebbe il caso di fare uno sforzo in più per esaltarne le qualità? La maglia della Juve ha un peso diverso e il giocatore ha le sue responsabi­lità: tutto vero. Ma siamo sicuri che questo percorso stile Camel Trophy per affinare l’arte di arrangiars­i, sia quello giusto? I giovani non sono tutti uguali. Alcuni si stufano e appena possono guardano altrove. Per andare dove l’età è una risorsa. Non una colpa.

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