Corriere della Sera

Il Giro getta la maschera sull’Etna Carapaz-Yates, chi comanda?

Al rientro in Italia l’arrivo in salita sul vulcano: per Nibali è già l’esame della verità

- Marco Bonarrigo Gaia Piccardi

CATANIA Tra le virtù di Vincenzo Nibali, è noto, c’è la capacità di appisolars­i ovunque. Ma quando il volo charter che trasporta Astana, Androni e parte della carovana della corsa rosa da Budapest a Catania tocca terra (il trasloco di uomini e mezzi dalla perfetta Ungheria all’Italia è stato un successo organizzat­ivo, va detto), parte l’applauso.

Casa, finalmente. Il Giro d’Italia n.105 torna nel suo alveo naturale dopo una grande partenza estera col botto, lo Squalo — come le pop star — si prepara al farewell tour nella sua Sicilia (oggi l’Etna, domani Messina), la strada si mette in salita e la corsa sembra pronta ad emettere i primi verdetti tra i blocchi di lava della prima montagna. Le grandi asperità del Giro hanno di norma due versanti — uno feroce, uno meno — e, di conseguenz­a, due possibili pronostici di tappa: decisiva o interlocut­oria. L’Etna, però, il vulcano uguale solo a se stesso, fa eccezione: ha due vette (Rifugio Sapienza e Piano Provenzano) e quattro versanti con una dozzina di possibili varianti di scalata. Aggiungiam­o tra le incognite il vento e il nero polverazzo lavico che affatica i polmoni ed ecco che le combinazio­ni diventano infinite e non permettono mai raffronti con il passato: la tappa di oggi — che scatta da Avola con 172 km davanti al naso — potrebbe essere dirimente (come quando Alberto Contador vinse la corsa rosa dopo soli nove giorni, nel 2011) o un momento di passaggio, come in tutte le edizioni successive.

I grandi favoriti (tappa e maglia) sono due: Richard Carapaz, dall’Ecuador con furore, subito reattivo sulla collinetta di Visegrad e poi conservati­vo nella crono, e l’inglese Simon Yates, superbo contro il tempo (sul ripido soprattutt­o), tornato alla brillantez­za del Giro sbranato da Froome. I 23 km che separano l’attacco di Biancavill­a dal Rifugio Sapienza (il mare è 1.892 metri più in basso, temperatur­a prevista 4°) sono in grado di assicurare una cottura lenta dei candidati: l’esame decisivo comincia al bivio per l’Osservator­io Astronomic­o, dove una rampa ripida e la fine della vegetazion­e costringer­anno tutti, nessuno escluso, a gettare la maschera. La forma eccellente di Yates e la quota relativame­nte bassa (Carapaz diventa micidiale sopra i 2000) fanno ipotizzare un corpo a corpo tra i due rivali per la maglia, con l’uomo di Bury favorito. Alle spalle dei duellanti lotteranno Bilbao e Landa (chi perde terreno cederà anche i gradi di capitano della Bahrain), Almeida e Dumoulin. Per Nibali e soprattutt­o Ciccone (in affanno nella crono) primo esame della verità. Osservati speciali il norvegese Foss, Porte, il nostro De Marchi, Hindley e il filosofo Guillaume Martin: chi scricchiol­a, da domani punterà solo alle tappe. Occhio a Pozzovivo, in agguato. E la maglia rosa Van Der Poel? Dovrebbe mollare la testa del gruppo prima di metà salita, come fece alla Tirreno dello scorso anno ai Prati di Tivo. Ma orgoglio, classe e forma potrebbero regalargli qualche chilometro in più. Se resiste oltre, siamo all’impresa.

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