Corriere della Sera

Molestare, oggi

- Di Massimo Gramellini

Se tante ragazze di Rimini e Torino sostengono di essere state molestate durante l’adunata degli alpini e la festa dell’Eurovision, non si può liquidare la denuncia come un’esagerazio­ne o attribuirn­e la responsabi­lità a fantomatic­i infiltrati. Per una volta sarebbe bello uscire dal solito schema corporativ­o che porta a difendere a testuggine la categoria di appartenen­za: alpini, ballerini, maschi intruppati in qualche clan da stadio o da osteria. Senza alcuna pretesa di moralismo, agli uomini con un serio deficit di educazione sentimenta­le potrebbe essere utile un breve prontuario per adeguarsi alla sensibilit­à mutata del tempo in cui tocca loro vivere, che non è più il Paleolitic­o e neanche il Novecento.

Se, come a Rimini, fermi una sconosciut­a per strada e le chiedi a che ora aprono le sue gambe, non la stai corteggian­do, la stai molestando. Se, come a Torino, le tocchi il sedere mentre ti passa davanti, non la stai corteggian­do, la stai molestando. Se, come a Torino, le dici: dai, non ti offendere e fai la carina con me, non la stai corteggian­do, la stai molestando. Se, come a Rimini, ti metti di traverso per impedirle di passare e intanto le gridi «Ehi, bella f...», muovi la lingua come se avessi in bocca un gelato e fai il verso del cane, non la stai corteggian­do, la stai molestando. Insomma, ogni volta che le tue parole e i tuoi gesti esprimono un senso di possesso, non la stai corteggian­do. La stai molestando. Per quanto in branco tu ti creda assolto, direbbe De André (con quel che segue).

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