Voci da Azovstal: «Siamo già morti»
KURAKHOVE A questo punto capire cosa stia davvero avvenendo nel dedalo di bunker e sotterranei bombardati delle acciaierie Azovstal di Mariupol diventa estremamente difficile. Il luogo col passare del tempo è assurto a simbolo del conflitto russo-ucraino, tanto che realtà, mito e propaganda sono diventati una miscela confusa di passioni e odi. Non è chiaro quanti siano i combattenti ucraini, i loro feriti e se con loro vi siano ancora civili. L’unico dato certo resta che — contro ogni previsione e probabilmente anche contro quelle più ottimiste tra i «falchi» nel governo di Kiev — gli assediati non gettano le armi, si battono. Con caparbietà e coraggio. «Non abbiamo possibilità di sopravvivere se catturati, siamo già uomini morti e la maggioranza di noi lo sa bene», è tornato a dire ieri uno di loro. I russi li bombardano giorno e notte, le loro unità speciali sono alle porte dei bunker. Ma, ancora ieri sera, si continuava a sparare.