Corriere della Sera

Esistono per la Russia vie d’uscita accettabil­i

- di Stefano Montefiori DAL NOSTRO CORRISPOND­ENTE

PARIGI I governi occidental­i aiutano l’Ucraina con armi, intelligen­ce, soldi, sanzioni alla Russia, e una scelta di campo chiara: stiamo con voi, gli aggrediti, contro gli aggressori russi. Ci sono poi differenze di sensibilit­à tra Europa e Stati Uniti, ma va segnalato un ultimo, decisivo punto di contatto tra i due lati dell’Atlantico: «Spetta all’Ucraina definire le condizioni per i negoziati con la Russia», ha detto ancora lunedì a Strasburgo il presidente francese Emmanuel Macron, a nome di tutta la Ue. «Solo l’Ucraina ha il potere di stabilire che cosa considera un successo», ripete da tempo la Casa Bianca. Anche se vi aiutiamo, gli obiettivi finali della lotta li decidete voi.

La vittoria

Finché la Russia continua a devastare le città ucraine, sarà quindi l’Ucraina a stabilire fino a quando vorrà o potrà combattere. Non è una decisione facile, perché le condizioni cambiano a seconda dell’evoluzione militare sul terreno, e più la guerra continua, più le vittime aumentano, più si rafforza la voglia di non rendere inutili quei sacrifici. Lo spiega con chiarezza il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba. «Nei primi mesi della guerra considerav­amo vittoria il ritiro delle forze russe entro i confini anteriori all’invasione del 24 febbraio (quindi lasciando Crimea e parte del Donbass alla Russia, ndr) e il pagamento dei danni», ha detto il ministro in un’intervista al Financial Times, rilasciata dopo la parata di Mosca e la Festa dell’Europa a Strasburgo. «Adesso, se siamo abbastanza forti sul fronte militare e vinciamo la battaglia cruciale per il

Donbass, la vittoria per noi consisterà nella liberazion­e del resto dei nostri territori». Quindi Kiev punta ora a recuperare la completa integrità territoria­le, compresi la Crimea e tutto il Donbass, tornando alla situazione anteriore alla prima invasione russa del 2014, ovvero ai confini riconosciu­ti dal diritto internazio­nale.

L’Ucraina combatte per la sua sopravvive­nza come Paese libero, ma la Russia? Quale potrebbe essere un esito accettabil­e — al di là delle follie retoriche sulla «de-nazificazi­one» —, la famosa via di uscita da una «operazione militare speciale» che Putin sperava di chiudere in pochi giorni con la caduta di Kiev e del presidente Zelensky, e che invece sta entrando in una fase di stallo? Se Macron continua con le sue lunghe telefonate a Putin, è anche per cercare di individuar­e qualcosa che convinca il leader del Cremlino a sospendere le azioni militari conservand­o una qualche credibilit­à in Russia.

Qui emerge una differenza di atteggiame­nto tra Europa e Stati Uniti che è andata rafforzand­osi con il passare delle settimane. Le dichiarazi­oni del presidente Biden su Putin — «criminale di guerra», «macellaio», «assassino» — hanno lasciato intendere che la Casa Bianca consideras­se finita ogni possibilit­à di dialogo con il leader russo. A fine aprile il segretario alla Difesa Lloyd Austin ha chiarito l’obiettivo Usa: «Vedere la Russia indebolita al punto che non possa più ripetere quel che ha fatto in Ucraina».

Le trattative

Con Xi Jinping è stato ribadito l’impegno per il rispetto dell’integrità territoria­le e della sovranità dell’Ucraina e l’urgenza di giungere a un cessate il fuoco

Parigi sembra meno attratta da un crollo della Russia, più propensa a circoscriv­ere la guerra e chiudere la crisi appena il Cremlino aprirà un vero spiraglio per le trattative, se mai accadrà. «Quando la pace tornerà sul suolo europeo, non dovremo mai cedere alla tentazione dell’umiliazion­e», ha detto Macron nel suo discorso a Strasburgo. Il presidente ha poi chiarito la posizione a breve termine della Francia durante l’incontro con il cancellier­e Scholz, lunedì sera a Berlino: «Restiamo concentrat­i sul nostro obiettivo, fare tutto il possibile per un cessate il fuoco». Traguardo condiviso dal leader cinese Xi Jinping, che ieri ha parlato lungamente al telefono con Macron convenendo sulla necessità di «rispettare l’integrità territoria­le e la sovranità dell’Ucraina», una svolta dopo l’iniziale apparente equidistan­za tra Mosca e Kiev.

L’Italia di Draghi è sembrata nelle scorse settimane più vicina agli Stati Uniti, e il premier nell’intervista al Corriere di qualche settimana fa ha espresso perplessit­à sull’utilità dei colloqui con Putin. Ieri però Draghi a Washington ha detto a Biden che «in Italia e in Europa le persone vogliono la fine di questi massacri, le persone si chiedono che cosa possiamo fare per portare la pace». L’Europa sembra camminare sul filo di una solidariet­à completa con l’Ucraina, nella speranza però di non cadere in una guerra infinita.

C’è poi la questione dell’ingresso dell’Ucraina nell’Unione. «Il nostro è l’unico Paese in Europa dove la gente muore per i valori della Ue», sottolinea Kuleba. Ecco perché Macron si è inventato la «Comunità politica europea» in cui accogliere subito Kiev: non perdere la faccia è un obiettivo non secondario dell’Europa in questa guerra.

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(Afp) Lo Zar Vladimir Putin, 69 anni, durante la parata sulla piazza Rossa per la Festa della vittoria, il 9 maggio

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